STOLEN MOMENTS :: WE REMEBER CLIFFORD

Cosa sarebbe successo, nella storia dell’arte, se Picasso fosse scomparso dopo i primissimi quadri cubisti? E cosa sarebbe successo nella musica europea se Mozart fosse vissuto fino agli ottanta anni, o nel rock se Jimi Hendrix fosse ancora tra noi?
Naturalmente non lo sapremo mai, come non sapremo mai fin dove si sarebbe spinto Clifford Brown, meraviglioso trombettista e fine compositore, che contribuì notevolmente a identificare l’estetica dell’Hard Bop oltre a stabilire un nuovo punto di eccellenza tecnica ed espressiva.
Resta la grande testimonianza delle sue qualità nelle numerose registrazioni degli anni che vanno dal 1952 al 1956, quando un tragico incidente stradale pose fine al suo luminoso percorso, insieme a quello del pianista Richie Powell e della moglie, che guidava la macchina uscita di strada nella notte di quel 26 giugno.
Queste incisioni, a distanza di oltre sessanta anni, ancora dicono molto a chi ama il jazz o semplicemente apprezza la musica suonata bene -o magnificamente, nel caso- e il suono della tromba alle sue massime possibilità.
I brani che abbiamo selezionato per questa playlist vanno dall’esordio registrato con il gruppo del cantante-percussionista Chris Powell, con Ida Red alle sue stesse composizioni, iniziando dalla notissima “Joy Spring” e poi da una versione live del classico “I can’t get started” con il quintetto che comprendeva come co-leader Max Roach alla batteria e come altri membri George Morrow al contrabbasso, Richie Powell al piano e alternativamente Harold Land al sax, successivamente sostituito dal Colosso Sonny Rollins.
Tra le session che hanno visto Brownie come sideman di lusso non si possono ignorare quelle con il gruppo di Art Blakey al Birdland, con “Once in a while”, e quelle con le cantanti, con Sarah Vaughan in primo piano con “You’re not the kind” e con Helen Merrill per quello che è stato l’esordio di Quincy Jones come arrangiatore-produttore discografico, con la splendida ’S Wonderful.
Un soffice tappeto d’archi permette a Clifford di esprimere la sua classe interpretativa anche in un contesto più rilassato, per lo standard Stardust, e un estratto da una studio jam ci consente di ascoltare Brown in piena febbre creativa per un fantastico solo sulla base del famosissimo Caravan mentre il quintetto con Roach è ancora di scena con I Feel a Song Coming On, con Sonny Rollins al sax tenore e poi con Land in Sandu, composizione di Clifford Bown come il finale Daahoud, in una versione meno nota in gruppo con Zoot Sims e altre stars della West coast.
Se conoscete già Clifford Brown è roba per voi, ma se per caso non lo conoscete allora, certo, è roba per voi!

ASCOLTA LA PUNTATA