Dal palco all’orto – Un caffè a Radio X con… Alessandro Spedicati: «Così mi sono riappropriato del tempo»

Abbandonare le luci della città per trasferirsi in campagna e dedicarsi a uno stile di vita più sostenibile: questa mattina, nel programma “Un caffè a Radio X”, condotto da Martina Benoni, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Alessandro “Diablo” Spedicati, che dopo quasi trent’anni di musica, palcoscenici e successi, ha fatto una scelta decisamente fuori dal comune: una decisione che lui stesso definisce “un ritorno al tempo”, un concetto che sembra essere al centro della sua nuova filosofia.

Ai nostri microfoni ha raccontato di come, a un certo punto della sua vita, avesse raggiunto un punto di rottura: «Mi sono ritenuto sempre una persona molto fortunata, però c’è stato un momento in cui, dieci anni fa, ho sentito di essere infelice. Dopo una lunga gita in barca senza mai mettermi le scarpe ai piedi, dove ho assaggiato quel nulla felicissimo che è la contemplazione del mare, mi sono ritrovato sulla centotrentuno, con le scarpe ai piedi, fermo al distributore a fare benzina. E ho pensato che questa cosa non fosse una cosa “vera”. E allora ho detto no, voglio andare a distruggere tutte quelle illusioni che mi hanno portato a pensare che questo è tornare coi piedi per terra e le voglio ribaltare.»

Quell’esperienza ha segnato un vero e proprio spartiacque nella sua vita, spingendolo a cercare un modo per ritrovare il suo rapporto con il tempo e con la vita stessa. Insieme alla sua compagna, Alessandro ha deciso di avviare un progetto di vita completamente diverso, documentato anche sui social con il canale “Una vita quasi country“, in cui racconta il suo ambizioso progetto, che si sviluppa intorno a tre obiettivi principali: produrre il 70% del fabbisogno alimentare della sua famiglia, lavorare solo tre giorni a settimana e diventare autosufficiente per quanto riguarda l’acqua e l’energia. Un cammino che sta ottenendo un notevole seguito sui social, dove molte persone trovano ispirazione nella sua storia: “La cosa più bella è che adesso la gente mi ferma non per chiedermi del mio prossimo concerto, ma per sapere come sta andando l’orto” dice con un sorriso. Un cambiamento non solo di vita, ma anche di pubblico quindi, che sembra apprezzare la sua nuova avventura: “Non si tratta solo di vivere in campagna, ma di cambiare radicalmente il nostro rapporto con il tempo,” spiega Alessandro, ribadendo che l’elemento cruciale non è la terra in sé, ma la gestione del tempo libero, qualcosa che spesso manca nella vita moderna.

Naturalmente, un cambiamento così drastico non è privo di difficoltà. “Ho capito che si idealizza molto la vita in campagna,” confessa, descrivendo i numerosi ostacoli che ha incontrato lungo il cammino. Dalle nuove abitudini da acquisire, alle sfide pratiche nel coltivare un orto, fino alla costruzione di una vita autosufficiente. Tuttavia, grazie a un mix di autodidattica, consigli da amici esperti e ore di video su YouTube, Alessandro sta lentamente realizzando il suo sogno e ci ha salutato con una riflessione che racchiude il senso profondo della sua scelta: “Non ci vuole coraggio a vivere in campagna. Il vero coraggio è rimanere in città, in quella frenesia che ti consuma.” Una frase che risuona profondamente, soprattutto per chi, come lui, ha deciso di rallentare, di dedicare più tempo a sé stesso, alla famiglia e alla natura: «Alle persone voglio dire soltanto di non avere paura di allontanarsi dalle cose che gli fanno male. Ci sono molte persone che vivono situazioni dolorose, perché non amano il loro lavoro, perché che non amano la loro famiglia, perché non amano un sacco di cose, perché sono immerse in problemi che pensano essere parte integrante della loro vita. I problemi non sono parte integrante della nostra vita e scappare da queste cose non è poi una fuga così male.»

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