In questa puntata di “Un caffè a Radio X”, lo spazio di approfondimento informale condotto da Martina Benoni, abbiamo incontrato Michele Pipìa, attivista con 25 anni di esperienza nell’associazionismo, soprattutto all’interno di Arc, associazione attiva nella difesa dei diritti LGBTQIA+: “Le proteste e le mobilitazioni studentesche sono state la mia prima esperienza di attivismo”, ha raccontato durante l’intervista. “Mi ricordo di quando, ai tempi del Martini, abbiamo inviato 400 raccomandate al Provveditorato per far sentire la nostra voce sulle problematiche scolastiche. Da lì è nata la mia voglia di impegnarmi e di metterci la faccia per cercare di cambiare le cose”.
Dal primo attivismo studentesco, Michele è poi passato a impegnarsi per i diritti civili, in un’epoca in cui il clima era molto diverso. “Negli anni ’90 non c’era spazio per dichiararsi omosessuali nelle scuole. Si viveva nella paura, in un clima di bullismo e cameratismo”, ha spiegato. “Erano tempi difficili, ma l’urgenza di affrontare il tema dei diritti civili era già evidente”.
L’evoluzione dell’associazionismo LGBTQIA+
Durante l’intervista, Michele ha descritto il percorso dell’associazionismo sardo, partendo dalla fondazione di Arcigay negli anni ‘80 a opera di Laura Grasso, considerata la “mamma” di tutti gli attivisti: “Laura si trovò persino a confrontarsi con gruppi di naziskin da sola, in un’epoca dove difendere i diritti delle persone omosessuali era molto più pericoloso di oggi”, ha raccontato Michele. Negli anni seguenti, dopo un decennio di vuoto, l’associazionismo LGBTQIA+ è ripreso con forza, grazie anche a realtà come Arc, ma non senza difficoltà: “Negli anni ’90 abbiamo fatto passi indietro invece di andare avanti”.
Il reato universale della gestazione per altri
La conversazione si è poi spostata su un tema di estrema attualità: la recente approvazione del reato universale della gestazione per altri (GPA) in Italia. Michele ha criticato duramente la decisione del governo: “È una legge di valore prevalentemente simbolico, poiché la sua applicabilità è molto complessa a livello giuridico”, ha commentato, sottolineando l’ipocrisia di un Paese come l’Italia, dove la natalità è in crisi, e un governo che promuove leggi contrarie alla libertà di scelta familiare: “Il novantasei percento delle coppie che ricorrono alla GPA sono eterosessuali, ed è una pratica che viene utilizzata per casi di infertilità e problemi di salute, non per capriccio.” – “Le famiglie arcobaleno in questo momento vivono nel terrore. Questo autunno si preannuncia caldo e non resteremo in silenzio. La nostra voce si farà sentire, perché questa è una battaglia di dignità e di diritti umani”.
Il festival Rainbook
Ideato quasi per gioco, racconta il suo fondatore, il festival è nato grazie a un bando che ha permesso di trasformare un’idea in una realtà consolidata. Giunto alla sua terza edizione, in programma dal 24 al 27 ottobre negli spazi del Polo Bibliotecario F35 di via Falzarego a Cagliari, il festival vedrà protagonisti autori e autrici internazionali e italiani, con un ricco calendario di presentazioni in lingua originale e performance artistiche.
Tra gli ospiti di questa edizione, segnata anche dalla nascita di una rete europea di festival LGBTQIA+, gemellata con eventi a Lione, Madrid e Colonia, spiccano figure di rilievo come Ouissem Belgacem, ex calciatore dichiaratamente omosessuale, Nando Lopez, autore del romanzo cult “L’età dell’ira”, e Seyda Kurt, giornalista turco-tedesca, l’ex ministro della cultura Dario Franceschini e Federica Cacciola, attrice e autrice del romanzo “Amore e psycho” . Il festival – racconta Pipia – sarà un momento di riflessione sulla diversità, con iniziative come l’esperienza sensoriale di assistere a una presentazione bendati, per avvicinarsi alla condizione delle persone non vedenti, e l’impegno ecologico di piantare un albero per ogni libro venduto, contribuendo a creare un “bosco diffuso” che collegherà diverse città della Sardegna.
info / festival Rainbook
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