Il sito minerario di Sos Enattos, nel territorio di Lula, è uno dei candidati principali per ospitare l’Einstein Telescope, uno dei progetti scientifici più ambiziosi d’Europa. Abbiamo cercato di scoprire di più su questo progetto, dedicato allo studio delle onde gravitazionali, all’interno di “Un caffè a Radio X”, con Domenico D’Urso, docente all’Università di Sassari e responsabile scientifico di Einstein Telescope Italia che sarà tra i protagonisti di un incontro sul tema, in programma questa sera (8 novembre) negli spazi del Radio X Social Club, (ore 18:45) all’interno del quale interverranno anche la direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari Federica Govoni e Carlo Giunchi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e coordinatore del progetto FABER.
Ma perché proprio Sos Enattos? “È un luogo particolarmente silenzioso, privo di interferenze che possono rendere più leggibili le onde gravitazionali di bassa frequenza,” ha spiegato D’Urso, sottolineando come l’area offra una tranquillità ideale anche per altri studi di fisica e geologia. Questo silenzio, necessario per l’osservazione delle onde gravitazionali, richiede che il telescopio sia costruito a circa 200 metri di profondità: “Einstein Telescope vuole misurare un segnale che finora non è stato mai osservato,” ha raccontato, “in particolare quelle onde gravitazionali di bassa frequenza che emergono dallo scontro di due buchi neri con una massa di almeno cento masse solari.” Durante l’intervista D’Urso ha evidenziato anche l’impatto che l’Einstein Telescope potrebbe avere per la Sardegna, mettendo l’isola al centro della ricerca scientifica internazionale: “Costruire questa macchina è un’impresa colossale: se ci provassimo oggi, potremmo solo realizzarne una parte, ma la sfida è proprio sviluppare nuove tecnologie che permettano di raggiungere i nostri obiettivi scientifici.”
L’obiettivo: esplorare l’universo alle origini – Queste onde gravitazionali possono offrirci informazioni inedite sulle prime fasi dell’universo, prima della formazione delle stelle, e potenzialmente avvicinarci al Big Bang. “L’obiettivo,” ha precisato D’Urso, “è spingersi il più lontano possibile nel tempo, fino alla cosiddetta ‘Dark Age’, quando non esistevano ancora stelle e luce.” In quest’epoca oscura, l’unico segnale rilevabile sarebbe quello delle onde gravitazionali, un’eco che attraversa lo spazio-tempo simile a quanto raffigurato nel film Interstellar, dove le vibrazioni gravitazionali permettono di inviare segnali attraverso il tempo.
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