«Immagino che sia difficile diventare illustratrici o illustratori per caso, come ripiego. Tipo “sai, volevo fare l’avvocato, non ce l’ho fatta e sono diventato illustratore”. Da bambino leggevo Topolino e disegnavo, un’attività che mi ha accompagnato durante le elementari, le medie e le superiori.»
L’ospite di questa puntata di “Un caffè a Radio X,” è Riccardo Atzeni, illustratore sardo la cui passione per il disegno ha plasmato la sua vita fin dall’infanzia. Ai nostri microfoni ha ripercorso la sua carriera cominciata durante gli anni delle superiori: “Avevo portato i miei disegni e le mie tavole ad un gruppo che pubblicava una fanzine proprio qui a Cagliari. Si chiamava Gruppo Misto: da quel momento avevo iniziato a collaborare con loro e questa cosa diciamo che aveva un po’ trasformato i miei pomeriggi perché oltre che fare i compiti, poi avevo gli appuntamenti per la fanzine: era forse un primo approccio al mondo del lavoro: c’erano delle scadenze e soprattutto per promuovere la fanzine andavamo nei centri commerciali o agli eventi e disegnavamo per il pubblico: adesso io lo faccio abitualmente, ma un conto è farlo a quarantatré anni, quando insomma, sai come funzionano le cose; quando invece hai sedici anni e sei una persona che si deve ancora formare anche caratterialmente, esporsi al giudizio delle persone facendo un disegno sul momento è tutta un’altra faccenda.”
Nonostante la sua passione per l’illustrazione, Riccardo ha avuto un breve flirt con la facoltà di giurisprudenza, ispirato dai romanzi di John Grisham: “Ho pensato che se mi piacevano i romanzi legali potevo studiare giurisprudenza. Risposta sbagliata!”
Il suo stile, che si distingue per l’uso di acquerelli dai toni tenui e un’estetica che ricorda le illustrazioni per l’infanzia, ha un’identità particolare: “Non saprei proprio come definirlo,” confessa, “è talmente una cosa mia che forse sarebbe meglio che lo definisse qualcun altro.” Un tratto distintivo del suo stile è la sintesi visiva che utilizza per catturare l’essenza dei soggetti, un’abilità che ha affinato attraverso la pratica costante del disegno all’aperto: “Disegnando all’aperto devi fare una scelta, non puoi portarti dietro tutti gli strumenti e devi viaggiare leggero,” spiega: “La linea, secondo me, nel disegno è veramente l’elemento più estremo e più prezioso perché è l’unica cosa che non esiste nel mondo vero. Nel mondo vero le cose non hanno una linea: ci sono dei volumi, ci sono dei colori, però non ci sono le linee. Quindi io trovo che la linea sia un enorme spazio di possibilità espressiva, perché appunto è l’unica cosa che puoi veramente creare da zero e fare tua.”
Oggi Riccardo declina la sua passione per il disegno in vari contesti lavorativi: dall’illustrazione al fumetto, fino all’animazione. “Per me la cosa importante è sempre stata disegnare. Una volta che hai una forte identità artistica, quella può esprimersi attraverso qualsiasi mezzo.”
“Quando ho iniziato io” – racconta – “era un’epoca in cui dovevi andare a cercarti le cose. Adesso invece sei bombardato dai contenuti, e inoltre sui social c’è anche un certo indirizzo aggressivo su cosa dovrebbe funzionare. Mi chiedo come funzioni crearsi uno stile in un’epoca in cui c’è questo bombardamento. Mi sembra che oggi per una persona giovane sia insomma un po’ più sfidante cercare di mettere un po’ a tacere tutto il rumore che c’è attorno e darsi il tempo per trovare la propria voce. Per cui ho forse ancora più stima per chi è giovane oggi e riesce a emergere.”
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