Anfiteatro Romano


A guardarlo da quassù, ricoperto di erbacce e abbandonato nella sua aristocratica solitudine, non sembra davvero il più prestigioso monumento della città. Eppure quando fu costruito, tra I e II secolo d.C., l’anfiteatro romano poteva accogliere fino a diecimila spettatori, un terzo degli abitanti della Karalis di allora. Ci si svolgevano spettacoli circensi con belve feroci, combattimenti tra gladiatori, rappresentazioni teatrali, esecuzioni capitali. Oggi della struttura originale, che comprendeva più ordini di posti riservati alle diverse classi sociali, restano visibili solo le gradinate scavate nel calcare del colle di Buoncammino, mentre l’alto edificio costruito in blocchi che ne completava la struttura circolare è completamente sparito, perché nel corso dei secoli è stato utilizzato come cava per costruire i palazzi di mezza città. Ma non è sempre apparso così malconcio, il nostro anfiteatro. Sino a pochi anni fa veniva utilizzato ogni estate per ospitare concerti e opere liriche. Grandi nomi della musica internazionale, da Wolfgang Sawallisch a Ray Charles, hanno regalato notti memorabili al pubblico assiepato sulle gradinate. Un ultimo allestimento particolarmente invasivo, con pesanti strutture in legno e passerelle montate sopra la pietra scavata dai Romani e una platea con poltroncine a coprire tutta la parte degli scavi, nell’arena centrale, ha suscitato tali polemiche da portare, dopo lo smantellamento della cosiddetta legnaia, a un lungo periodo di stasi e di incuria, in attesa di un progetto di riqualificazione capace di esaltare il valore dello spazio sia come monumento che come prestigioso luogo di spettacolo. Aspettando il giorno della rinascita, oggi l’anfiteatro ci appare spoglio e quasi dimenticato. Non è la prima volta che il più prestigioso monumento della città vive una lunga fase di letargo. Ed è più o meno così che lo vide nel 1823 il capitano della Regia marina britannica William Henry Smith, il primo osservatore straniero a fare cenno nel suo resoconto di viaggio ai ruderi di uno splendido anfiteatro romano nascosto nel cuore di Cagliari.


La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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