Così è nata la Marina


Osservando la città dal pontile della Sanità, c’è un punto dal quale si riesce ad allineare quel che resta della chiesa medioevale di Santa Lucia con la cupola della cattedrale. È una linea verticale che taglia perfettamente in due il quartiere della Marina sino al punto più alto del Castello. Con un paragone azzardato, potremmo chiamarla “Spaccacagliari”. Con ogni probabilità gli aragonesi partirono da questo asse per impostare la quadratura topografica del quartiere che iniziarono a costruire nel XIV secolo davanti al nuovo porto. Secondo la prassi del tempo, tesero una lunga fune a dei capisaldi e tracciarono la prima strada. Poi via via tutte le altre. Ma la cosa più sorprendente – come ci racconta l’architetto Marco Cadinu – riguarda l’originale nome spagnolo di via Napoli: Carrer de las Moras. Potrebbe far pensare a fascinose donne dalla pelle scura che abitavano da queste parti. E invece in gergo marinaresco catalano la parola demora significa appunto “mira, allineamento”. Vista dal mare quella linea immaginaria che univa le due chiese più importanti della città serviva come una sorta di bussola, un riferimento per le navi che entravano nel porto di Cagliari. Attraversiamo via Roma e proviamo a esplorare il nostro percorso. Siamo nel cuore del quartiere che al tempo dei pisani era circondato da una palizzata per proteggere i magazzini portuali. Qui è custodito lo spirito marinaresco della città. Tanto che i suoi abitanti venivano soprannominati culu infustu – “sedere bagnato” – perché vivevano a due passi dall’acqua. Via via che ci inoltriamo, la strada si fa sempre più stretta, sino a diventare un budello che scorre tra i balconcini, i panni stesi e le insegne dei locali che popolano questo rione chiassoso e multietnico. Da piazza San Sepolcro la nostra strada si inerpica sino all’Ospedale di Sant’Antonio (dove incrocia la statuetta acefala di un angelo incastonato in alto sul campanile) per terminare – dopo un’ultima rampa di scale che conduce al convento delle monache cappuccine – ai piedi delle mura di Castello.
La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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