Grotta della Vipera


La città romana aveva il suo centro vitale dove oggi c’è piazza del Carmine. Le ultime propaggini si spingevano lungo l’attuale viale Trieste. Poco oltre, alle pendici del colle di Tuvixeddu, iniziava la città dei morti. L’intero viale Sant’Avendrace, da dove partiva la strada romana che attraversava da sud a nord l’intera Sardegna, doveva apparire a quei tempi come una sorta di grande cimitero. La più importante di tutte le tombe romane scoperte nella zona è la cosiddetta “Grotta della Vipera”, per il bassorilievo con due serpenti che si vede in quel che resta dell’elegante facciata. A costruirla nel II secolo d.C. per custodire le spoglie dell’amata moglie Atilia Pomptilla fu tale Lucio Cassio Filippo, esiliato in Sardegna per aver tramato contro l’imperatore del tempo. Decorata all’esterno con una sorta di tempietto formato da due colonne – di cui resta solo un capitello e il bellissimo frontone scolpito –, la tomba ha una storia dai romantici retroscena che è possibile ricostruire grazie alle iscrizioni latine e greche trovate nel pronao che conduce alle due camere mortuarie. Scopriamo così che Atilia offrì in voto agli dèi la propria vita in cambio di quella dell’amato. A pochi metri di distanza gli archeologi hanno riportato di recente alla luce un’altra tomba monumentale, denominata “dei pesci” per i disegni che ne abbelliscono le mura e i soffitti. In questo caso, nessuna iscrizione con nomi e riferimenti temporali è affiorata nel corso degli scavi, che sono ancora in corso. Ma la qualità e i temi delle meravigliose decorazioni – stucchi e affreschi raffiguranti diverse varietà di pesci ma anche ghirlande, corone, maschere, spighe che emergono da sfondi dipinti a colori vivaci – fanno pensare all’età di Augusto, quindi precedente di circa un secolo la Grotta della Vipera. L’eccezionalità del ritrovamento è nelle dimensioni della tomba (una grande camera di almeno 90 metri quadrati, completamente decorata) e nelle oltre venti nicchie funerarie individuate all’interno.
La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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