Il mattatoio reinventato


Nell’Ottocento, per costruire il mattatoio avevano scelto una zona della città non troppo lontana dal porto, ma distante al punto giusto dai quartieri alti. Così, ai margini del rione di Villanova e alle falde del colle di Bonaria, vicino al cimitero e a due passi dalla basilica di San Saturnino, era sorto questo fortino, circondato da un muraglione con quattro torrette agli angoli e un grande edificio centrale rosso mattone, ingentilito da otto teste di bue in pietra bianca. Col passare degli anni e con l’espansione della città, la presenza del mattatoio accanto ai palazzi divenne sempre più insopportabile. All’inizio del secolo, per completare il tragitto della via Sonnino, due delle quattro torrette furono eliminate e il muro di cinta venne fatto rientrare di venti metri. Ma per molto tempo ancora il macello sarebbe restato dov’era. Gli abitanti più vecchi della zona ricordano con raccapriccio i rumori, le grida, gli odori forti, gli ululati notturni dei cani da guardia che provenivano da questo luogo degli orrori. E il via vai continuo di uomini imbrattati di sangue, che nel piazzale caricavano sui carretti interi quarti di bue e di cavallo, ma anche galline, conigli, maialini e capretti destinati alle macellerie di tutta la città. Il mattatoio ha cessato di vivere nel 1964, quando una nuova struttura è stata realizzata in periferia. E dopo un ventennio di abbandono, è rinato nei primi anni Novanta grazie al progetto dell’architetto Libero Cecchini, che lo ha trasformato in un centro culturale. Oggi si chiama EXMA, che non significa solo ex mattatoio, ma è l’acronimo di Exhibiting and Moving Arts. Teatro, danza, arti visive, musica, comunicazione: di questo si occupano le imprese creative e le associazioni che ne curano la gestione organizzando mostre, eventi, festival, rassegne di musica e laboratori per ragazzi. E che hanno fatto di questo spazio – con le sue sale attrezzate, il suo piazzale, il suo vivace social club con una stazione radio all’interno – uno dei luoghi di cultura più vivi e amati della città.
La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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