La cattedrale scorticata


Le cattedrali sono libri di storia. Sulle loro pareti si stratificano i segni del tempo e la loro stessa struttura muta col passare dei secoli, assumendo caratteri e stili delle diverse epoche. Quella di Cagliari non fa eccezione. Costruita in stile romanico e intitolata a santa Maria Assunta (come la cattedrale di Pisa), acquisì ben presto anche la dedica a santa Cecilia, a cui era intitolata la chiesa della città giudicale di Santa Igia, appena rasa al suolo dai nuovi conquistatori, i pisani, nel 1258. La storia, come è noto, la scrivono i vincitori. Facendo propri anche i simboli dei vinti. Così è successo per secoli a Cagliari e alla sua cattedrale. I fedeli l’hanno vista assumere sembianze gotiche e poi, sotto la corona di Spagna, barocche, sino alla ristrutturazione degli interni e della facciata con cui i Savoia hanno cancellato quasi completamente i tratti romanici originali. Eppure a ben guardare i segni del passato resistono: come nella piccola cappella gotica innestata nel braccio sinistro del transetto, nei due pulpiti medioevali del maestro Guglielmo (datati 1162) e ancora nella splendida cappella Aragonese o della Sacra Spina (1328). Si potrebbero passare intere giornate a ripercorrere la storia della città e della sua cattedrale passando in rassegna ogni dipinto, ogni scultura, ogni dettaglio del decoro e della struttura dei singoli ambienti, dalla navata centrale, alla cupola, alle cappelle, sino alla cripta. Un episodio, forse meno noto, vale la pena raccontare. All’inizio del Novecento dalla facciata barocca si staccarono alcuni frammenti e l’allora sovrintendente Dionigi Scano, in preda a una sorta di furore filologico, ne ordinò la totale demolizione: era convinto che sotto si nascondesse l’originale facciata medioevale. Era destinato a restare deluso, e per vent’anni quella parete si mostrò ai fedeli completamente scrostata. Toccherà all’architetto Giarrizzo prodursi in un clamoroso falso storico, ricostruendola in pietra forte di Bonaria nel 1930. Ispirandosi – manco a dirlo – al duomo di Pisa!
La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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