La cava di Monte Urpinu


“Divieto di accesso”. È un cartello che a Cagliari conosciamo bene. Per troppi anni aree pregiate della città – dal Poetto a Calamosca, da Sant’Elia al colle di San Michele – sono state chiuse col filo spinato: “zona militare”. Chi ha vissuto vicino a Monte Urpinu sa bene che la zona off limits era quella dei vecchi depositi di carburante, sul versante sud della collina, affacciato sullo stagno di Molentargius. Per noi bambini del quartiere, la cava abbandonata con quei giganteschi serbatoi e i tubi arrugginiti che correvano verso il porto lungo il canale di Mammarranca erano un paradiso proibito. Aprire un varco nella rete per sbirciare pochi minuti all’interno di quel mondo, con il cuore in affanno, era una vera prova di coraggio. Da qualche anno anche la cava di Monte Urpinu – come una parte sempre più rilevante delle aree militari della città – è stata aperta al pubblico e restituita al Comune. Qui sta sorgendo una nuova zona del parco, che va ad aggiungersi a quella che guarda verso nord, dove la pineta incontra la città. All’ex cava si accede da via Raffa Garzia, imboccando una stradina che si insinua in un piccolo canyon scavato tra le pareti di calcare del colle. Lo spettacolo che ci si apre davanti è quello di una distesa verde che degrada verso lo stagno. Sulla destra, l’edificio inizio Novecento dell’ex Sanatorio (oggi ospedale Binaghi), alle nostre spalle l’anfiteatro di roccia bianca della cava e l’archeologia industriale dei vecchi impianti militari. Disseminate sul terreno, come rovine di un’antica civiltà, le colonne e i fregi della chiesa bombardata dei Santi Giorgio e Caterina e del vecchio mercato del largo Carlo Felice. La mente va a is piccioccus de crobi, i ragazzini con le ceste di vimini sulla testa, che sotto quelle colonne aspettavano i clienti per portare a casa la spesa. Trovatelli, bambini di strada con il viso già segnato dalla vita. Li abbiamo conosciuti solo in qualche foto d’archivio. Ci piace immaginarceli giocare – per una volta – in un giardino come questo.
La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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