Notturno cagliaritano

Quando il sole sta per scomparire dietro i monti di Capoterra, osserviamo la città e lo stagno cambiare colore dalla terrazza all’inizio di viale Buoncammino, sotto il grande ficus del belvedere di Porta Cristina. È uno dei punti di vista più belli su questo lato del colle. Sulla destra le mura pisane, il campanile di Santa Croce e la cupola della chiesa di Santa Maria del Monte. Cagliari a quest’ora cambia pelle, la luce dorata assume via via i toni del rame, poi del viola e di un blu sempre più profondo. E, con i colori, a cambiare è il nostro stesso modo di percepire la città. La sua anima mediorientale a quest’ora prende il sopravvento, trasfigurandola in un incanto da mille e una notte. Camminiamo sul lato sinistro del viale, tra i coni di luce dei lampioncini liberty, lasciando sfilare sotto di noi il profilo argenteo della città. In una lenta carrellata accarezziamo i tetti delle case, le terrazze, le sagome nitide dei cipressi, dei pini e delle palme. Riusciamo a scorgere tra gli alberi la facciata dell’istituto di Anatomia di via Porcell e le linee neoclassiche del Palazzo delle Scienze, poi più avanti si spalanca sotto di noi la voragine scura dell’anfiteatro. Sulla destra del viale lo sguardo si sofferma ad ammirare una villa che emerge dalla penombra e troneggia in tutta la sua eleganza all’incrocio con via Belvedere. Ancora pochi passi ed è il profilo di un grande edificio a chiuderci la vista verso est. È il vecchio carcere di Buoncammino – oggi finalmente abbandonato, dopo essere stato per 120 anni uno dei penitenziari più duri e temuti, la fortezza dalla quale nessuno è mai riuscito a evadere –, che ci accompagna con la sua presenza silenziosa mentre percorriamo l’ultimo tratto del viale, sino all’affaccio verso il Castello di San Michele. E dietro di noi, dalle bocche di lupo del carcere deserto, sembra di sentire ancora le grida dei poveri disgraziati che si scambiavano auguri e frettolosi messaggi d’amore coi familiari che ogni notte accorrevano in processione sotto le mura.


La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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