Santo Sepolcro


La leggenda racconta di un luogo di culto fondato dai Templari, a due passi dal porto. Da qui partivano le navi dirette in Terra Santa e qui avevano eretto il loro monastero. Ne parlano fonti medioevali, citate anche dal canonico Spano, sebbene manchino riscontri scientifici. Di una Confraternita dell’Orazione e Morte e di una chiesa del Santo Sepolcro nel cuore del quartiere Marina si hanno notizie certe solo dal Cinquecento. Si sa che attorno al luogo di culto sorgeva un piccolo cimitero per indigenti e che sotto la chiesa si trovava invece un ipogeo riservato alle tombe di personaggi illustri della città. Il culto del Santo Sepolcro è fortemente radicato tra la gente della Marina, anche se la chiesa non è mai stata la parrocchia del rione, se non per brevi periodi durante i lavori di restauro della Collegiata di Sant’Eulalia. Ma questa è la chiesa che – a parte i tanti misteri non ancora svelati – racchiude in sé alcune delle opere d’arte di maggior pregio, oltre a rappresentare uno dei più alti esempi di architettura sacra in città. Notevole la volta a crociera stellata del presbiterio, realizzato nel XVI secolo. Tra gli ambienti collaterali, spicca sulla sinistra il Cappellone della Vergine della Pietà d’ispirazione barocca, realizzato nel 1686 per volontà del viceré Antonio Lopez de Ayala: oltre alla volta della cupola finemente affrescata, sull’altare dorato merita attenzione la statuetta lignea della Madonna col figlio morto, a quanto pare dissotterrata da un bambino nel vicino oratorio di Sant’Antonio. Un altro gioiello di arte cinquecentesca è La resurrezione di Lazzaro di Bartolomeo Castagnola esposta su una delle pareti del presbiterio. Ma l’ambiente più misterioso e suggestivo si nasconde sotto la botola al centro della navata, da cui si accede a una cripta suddivisa in tre camere. Al suo interno, tra gli affreschi, spicca una figura scheletrica avvolta in un manto di ermellino; sulla lama della falce che stringe con la mano ossuta, una scritta: “Nemini parco”, non risparmio nessuno.
La mostra “La città parlante” è stata curata da Sergio Benoni e Paolo Bazzani per l’associazione culturale Tyche. I testi e le foto della mostra sono tratti dal volume “111 luoghi di Cagliari che devi proprio scoprire” pubblicato da Emons editore, con le foto di Daniela Zedda e i testi di Sergio Benoni. La voce della città è di Carla Fiorentino.


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