Marina Cafè Noir: partita la campagna crowdfunding

Quattordicesima edizione di Marina Café Noir. Dal 30 agosto al 4 settembre torna il festival di letterature applicate con il tema Sconfinate utopie. Sei giorni di reading, incontri e concerti di casa tra il Terrapieno e il Giardino sotto le Mura. Ospiti dell’edizione 2016, Alan Pauls, Rita Indiana, Sam Millar, Wu MingKarim Franceschi, Marco Missiroli, Paco Roca.

Quattordicesima edizione che l’organizzazione ha deciso di sostenere tramite la campagna crowdfunding raggiungibile al sito marinacafenoir.it.

IL TEMA:

” ‘A cosa serve l’utopia? A camminare’. Così, citando il mai troppo compianto Eduardo Galeano, scrivevamo a conclusione dell’editoriale di presentazione dello scorso MCN. E così apriamo quello dell’edizione 2016, la quattordicesima, ribadendo e allargando il concetto, sino a farle diventare sconfinate, le utopie di cui sappiamo e sentiamo di non poter fare a meno, delle utopie che ancora ci spronano al cammino, pena l’immobilità più sventurata.  Sì, sono sconfinate le utopie che ci riguardano, che ci riempiono, ma sono sconfinate anche le utopie altrui, quelle, per essere chiari, di milioni di persone in fuga dalla guerra, dalla povertà, da una vita chiusa dalla cappa dell’avidità umana e proiettate verso un diritto di felicità che è di tutti, ma che non tutti possono esercitare. È a loro, spostando l’aggettivo ‘sconfinate’ al verbo imperativo, che verrebbe da suggerire l’oltrepasso di confine, lo sconfinamento necessario che fa diventare il mondo un po’ più giusto, un po’ più bello, quando e perchè in ballo c’è la vita stessa. “Certo, sappiamo che è donchisciottesco, spesso, l’anelito alla libertà più grande, ma che possiamo farci? È la nostra attitudine, è la nostra abitudine, e la portiamo come s’indossa una scarpa vecchia ma comoda. Con nonchalance. Perché, a ben vedere, siamo negli stessi paraggi da quasi quindici anni. Paraggi fisici e mentali. ‘Poche idee, ma in compenso fisse’; così diceva ironizzando il grande Faber, che l’anno scorso abbiamo implicitamente omaggiato con il titolo che era il verso di una sua canzone (e quanto già ci manca Gianmaria Testa, a proposito di cantautori), e così abbiamo pensato quest’anno, quando abbiamo messo la parola ‘utopia’ a chiave di volta di tutta la programmazione del Festival, e ci siamo accorti che l’edificio reggeva che una meraviglia.

“Utopie sociali, utopie individuali, utopie di comunità, utopie di popolo, utopie e distopie, persino utopie in senso etimologico, cioè ‘non luoghi’, quando ci troviamo a ragionare in senso antropologico di cosa sta accadendo ai nostri spazi in comune. E poi sconfinamenti, intesi anche come possibilità di ognuno di noi di andare oltre, di cercare altrove, di poter essere se stessi ovunque possa capitare di sentirsi davvero ‘vivi’. Di questo proveremo a parlare, in questo Marina Cafè Noir, tra un incontro e un concerto, tra un reading e un laboratorio, tra un bicchiere offerto e un libro acquistato, nel cuore della nostra città. Città che a volte ci sembra bella più di un’utopia, e a volte pensiamo invece che abbia bisogno di qualcuno che le dica di aprirsi di più, di essere più coraggiosa e generosa, di sconfinare. A ben vedere, i progetti culturali, quando non sono mera impresa, servono anche a questo. O forse, soprattutto a questo”.