La cecità, metafora di una vita vissuta di corsa: al Teatro Massimo “I figli della frettolosa”

«Il titolo ha un senso ambivalente. I figli della frettolosa siamo anche noi, i figli di una società dove la fretta ha accecato e azzerato qualsiasi tipo di rapporto e di relazione tra gli esseri umani, e azzerato il livello di attenzione e concentrazione all’altro: una fretta che ci fa fermare all’apparenza, facendo vincere il giudizio di primo acchito e la prima impressione nella valutazione delle persone e delle cose…»

È in questi giorni in scena a Cagliari (sino a domenica 15 dicembre al Teatro Massimo, poi all’Eliseo di Nuoro mercoledì 18 e domenica 19) “I figli della frettolosa”, spettacolo ideato da Gianfranco Berardi, attore e autore non vedente, e da Gabriella Casolari, che con la propria compagnia, in maniera reale e in maniera allegorica, utilizzano il tema della cecità e della mancanza come perno della propria poetica: “Una produzione che, partendo da piccole storie biografiche, affronta il tema della diversità, della crisi e della perdita, sia come racconto di un’esperienza personale fortemente caratterizzante, sia come metafora di una condizione esistenziale che oggi, sempre più, sembra somigliare alla condizione esistenziale di un cieco, una condizione di precarietà, instabilità, assenza di prospettiva.”

Ne abbiamo parlato a Extralive mattina con Giovanni Follesa e Sergio Benoni, in collegamento telefonico con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari.

info / Teatro Massimo

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