Un riconoscimento importante per due donne che attraverso l’arte hanno dato e continuano a dare valore alla Sardegna, raccontandone la società e i riti con ironia e tratti moderni ed essenziali: è prevista per martedì 8 marzo nelle sale di Palazzo Bacaredda, la premiazione delle sorelle Cristina e Stefania Ariu, ceramiste di Mogoro ma cagliaritane d’adozione che con le loro pecorelle ricciolute e le ormai famose donnine, dalla Barrosetta all’Atzura, dall’Arroscia all’Arrannegadedda, saranno nominate “Donne sarde dell’anno 2022”. Ne abbiamo parlato all’interno di Extralive con Sergio Benoni, Giovanni Follesa e con Stefania Ariu: «Un premio davvero inaspettato che ci ha generato una serie di sentimenti incontrollabili. Solo ora ci accorgiamo che è vero e in questi due mesi, da quando abbiamo ricevuto la comunicazione del premio, con mia sorella abbiamo avuto modo di riflettere e abbiamo capito che forse non abbiamo sbagliato a decidere di raccontare la Sardegna, dalla pastorizia come pretesto per raccontare di spostamenti, di viaggi, di dignità e di lavoro, alle donne, che oggi troviamo sparse per tutto il mondo. Questo forse è stato il motivo per cui poi hanno scelto di darci questo grande riconoscimento. Una delle cose belle è che le clienti, negli anni, ci hanno raccontato che le nostre creazioni sono diventate quasi un simbolo di dignità e appartenenza. Un pensiero molto bello per un progetto che voleva parlare di zie, di sorellanze, delle donne in tutte le loro sfaccettature a prescindere dai loro ruoli, in un mondo dove ci sono ancora molte difficoltà nel nascere donna.»
«Un percorso di 22 anni che parte dall’istituto d’arte di Oristano. Io per assurdo inizialmente non volevo avere niente a che fare con la ceramica. Poi la vita ti porta a fare scelte, e ti porta ad avere a che fare con le occasioni che cogli. All’inizio non avevamo un progetto definito, e dopo una decina d’anni insieme abbiamo capito che non trovavamo soddisfazione e abbiamo deciso di provare a raccontare la Sardegna. Così è nata la pecora. […] Dopo alcuni anni, in un’edizione della Fiera del tappeto, dovevamo realizzare un oggetto fuori dalla produzione sul tema “suono”. Un tema scomodissimo per cui trovavamo difficile trovare un soggetto, sino a che una mattina mi sono svegliata con le risate delle vicine. E lì realizziamo un pezzo che abbiamo chiamato “Scraccabiu” e che rappresentava tre donne che si raccontavano e ridevano. Da lì abbiamo deciso di omaggiare quelle meravigliose donne nostre del nostro vicinato creando “Bixinau”, 15 figure raccontavano tutte le bellezze ma anche le bruttezze di quelle donne strette da un legame di comunità.»
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