“Come si fa a nascondere la verità? Potremmo dire, ironicamente ed estremizzando, che lo scopo che si danno coloro che vivono un’epoca e lo raccontano, è quello di nascondere le cose principali: ma in che senso? I fatti non si nascondono: se cadi da un marciapiede, inciampi davanti a tutti e ti fai un graffio al ginocchio… quello è un fatto. Ma tutto il resto, l’interpretazione sul perché sia caduto, cosa stava pensando, sono cose che possono essere discusse e in parte anche inventate e coloro che fanno la storia del periodo in cui vivono la manipolano a proprio vantaggio. Sono portati naturalmente, a volte anche inconsapevolmente a manipolarla in modo da far capire che ragioni e torti si ripartiscono in maniera netta: la ragione è quella mia, i torti sono altrui…”
Storia, attualità, politica e giornalismo: “Le verità nascoste” è il titolo dell’ultimo libro di Paolo Mieli. Un volume che attraverso trenta episodi di manipolazione della storia indaga le responsabilità e i peccati di chi la storia si ritrova a scriverla. Un’analisi che dall’Italia del Novecento, con le sue più ingombranti e fondamentali figure (Mussolini, De Gasperi, Togliatti), spazia verso casi tratti dall’Atene del quinto secolo, della Roma imperiale, dal medioevo e dal rinascimento e attraversa alcuni temi ancora oggi di grande attualità come l’antisemitismo e il populismo. “Io stesso sono consapevole del fatto che letta l’ultima pagina di questo libro si ricomincia: anche queste verità nuove che io propongo servono solo a essere messe in discussione, perché la storia è una ruota che gira e ci saranno sempre nuovi documenti, interpretazioni, nuovi angoli di visuale…”
Ne abbiamo parlato all’interno di Extralive mattina con Sergio Benoni, Giovanni Follesa e con l’autore, Paolo Mieli.
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