«In periodo di elezioni la Par condicio stabilisce l’obbligo di garantire una rappresentazione mediatica equilibrata e paritaria tra le forze politiche in campo, anche le più piccole e le più giovani, e di una rappresentazione mediatica paritaria anche tra i generi. Non meno importante, ma foriero di maggiori problemi, è il divieto di comunicazione istituzionale: gli enti pubblici durante la campagna elettorale non possono comunicare. L’idea di fondo è fare in modo che gli uscenti, in tutte le amministrazioni che corrono, non abbiano un vantaggio legato all’esercitare il ruolo di presidente, assessore o sindaco.»
Con le imminenti elezioni regionali, fissate per domenica 25 febbraio, scatta in Sardegna la Par condicio: per fare il punto sulle regole dell’informazione, la comunicazione istituzionale e politica, gli obblighi sui sondaggi e sulla parità di genere, è intervenuto all’interno di Extralive Sergio Nuvoli, presidente del Corecom Sardegna, organo di controllo del sistema delle comunicazioni sul territorio regionale che ha recentemente predisposto un decalogo sulle regole da rispettare durante la campagna elettorale.
«Ma come funziona? Il Corecom si muove d’ufficio o su segnalazione di un soggetto politico. Se volessimo fare un paragone con una partita di calcio, il Corecom è l’arbitro e l’Agcom è il Var. In questo caso però il Var è molto più cattivo dell’arbitro. In passato, in Sardegna, sono arrivate sanzioni anche abbastanza salate. Sui social c’è una differenza da fare: ognuno di noi sulla propria pagina personale fa quello che vuole. Non è invece così sulle pagine social degli enti pubblici: anche in quelle pagine bisogna fare attenzione a rispettare il divieto di comunicazione istituzionale. Confido molto nella professionalità dei giornalisti che lavorano all’interno degli enti, anche se spesso chi si occupa di social non fa parte dell’ordine dei giornalisti. Questo può essere un problema, ma la norma sulla par condicio riguarda anche loro.»
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