Graziano Milia presenta in anteprima il movimento “Rinascita Sardegna”: «Soru e Todde? Li ho invitati, spero partecipino»

«Io ho invitato tutti e credo che verranno almeno ad ascoltare», afferma Milia. Ma intanto Alessandra Todde aveva fissato contemporaneamente un incontro a Lula: una gaffe che rischiava di complicare il già incerto panorama politico sardo in vista delle prossime elezioni regionali.

*** Aggiornamento *** Annullato l’incontro di Alessandra Todde a Lula: dopo l’intervista rilasciata da Graziano Milia ai nostri microfoni, la candidata del Campo largo ha rimandato l’appuntamento fissato in concomitanza con l’incontro del Caesar’s Hotel.


A poche ore dal lancio ufficiale del suo nuovo movimento, Rinascita Sardegna, il sindaco di Quartu Graziano Milia è intervenuto ai microfoni di Radio X per raccontare le ragioni di un lungo lavoro dedicato all’elaborazione programmatica e alla costruzione di un progetto politico che guarda all’intera Isola.

L’incontro, fissato per domani (7 dicembre) alle 17:30 al Caesar’s Hotel di Cagliari, promette di essere un momento cruciale per la politica sarda, soprattutto in un contesto in cui il centrosinistra vive una fase di forte instabilità: “Rinascita Sardegna” si presenta come un’associazione culturale focalizzata sull’elaborazione di proposte e contributi, ma aperta a qualsiasi sviluppo futuro: lo slogan “Non è mai troppo tardi per un nuovo inizio”, ha chiarito Milia, sottolinea la volontà di aprire un dialogo ampio e inclusivo. L’obiettivo dichiarato è la costruzione di uno spazio politico che superi gli attuali schieramenti, accogliendo le diverse prospettive senza rinunciare a un comune sentire e una volontà collettiva. Ma resta l’enigma: dove si posizionerà Graziano Milia con la sua associazione in vista delle prossime elezioni?

L’INTERVISTA

C’è un appuntamento domani e non leggiamo nulla sulle pagine dei giornali, ma c’è molta attesa per capire quale contributo, solo di idee o anche di qualcosa di più, potrà dare questo movimento alle prossime consultazioni.

Beh, non comprendo questo questa diminutio su un contributo “solo di idee”: Io credo che noi abbiamo bisogno di di idee. Le cose concrete si generano attraverso le idee, No? Credo che abbiamo molto bisogno di una visione della Sardegna e abbiamo anche preso atto che l’assenza di questa visione della Sardegna ha messo la nostra terra in una condizione di difficoltà negli ultimi decenni: e da qui bisogna partire. Questo è quello che io ho cercato di dire e di fare da almeno due anni, e credo che questa cosa sia determinante. Poi io comprendo tutto il resto, comprendo l’andamento della politica. Comprendo le esigenze delle forze politiche che naturalmente tendono a rappresentare interessi diffusi nella società.

Però io ho sempre ritenuto che in questa fase particolare, la Sardegna avesse bisogno di qualcosa di più: Graziano Milia c’è per quel qualcosa di più. In caso contrario continuerà a fare quello che fa ora e che lo tiene già abbastanza occupato. Amministrare la terza città della Sardegna non mi sembra cosa da poco.

Quello che ha destato molta curiosità è l’invito che sta circolando, ovviamente anche in rete, che ha questo titolo: “Non è mai troppo tardi per un nuovo inizio.” Che cosa significa questo nuovo inizio?

Il discorso sarebbe lungo, provo a sintetizzarlo: io credo che noi, non solo i sardi ma tutto il mondo occidentale, abbiamo affrontato gli ultimi anni senza comprendere che cosa stava accadendo, e senza avere quindi la la capacità di mettere in campo una visione. Noi oggi abbiamo una democrazia che è pesantemente in crisi, che da noi si manifesta col fatto che il numero delle dei cittadini che vanno a votare diminuisce costantemente. Sembra un’emorragia che che non ha mai fine.

Quale sarà l’affluenza, secondo lei, alle prossime regionali?

Io ce l’ho una previsione. Però io voglio invitare tutti quanti a votare, quindi diventa un po’ difficile mettere insieme delle cose. Temo che sarà difficile raggiungere la partecipazione al voto delle scorse regionali, che era del 52%. Temo che sarà più bassa. Di fronte a questa situazione, io credo che gli schieramenti, le forze politiche, anziché concentrarsi solo ed esclusivamente sul rimanere chiusi nel proprio campo, avrebbero dovuto fare un ragionamento un po’ più ampio per cercare di vedere dove fosse possibile mettere insieme delle energie, delle risorse che in Sardegna abbiamo, per generare quella famosa mobilitazione collettiva di cui io parlo in continuazione.

Sul “nuovo inizio” c’è una bella poesia di Pablo Neruda che dice che si è nati per rinascere, ogni giorno. Non siamo nati per fermarci, la vita è così, quindi non è mai troppo tardi: fin quando si vive si deve sempre rinascere in continuazione, No? E guardare avanti.

Questo concetto della rinascita, che è anche un chiaro riferimento storico a quello che è stato per la Sardegna il piano di rinascita, è un un elemento sul quale lei ha insistito molto sin dalla presentazione del suo libro, qualche mese fa. Poi la parola rinascita è diventata un po’, il prezzemolo di questa campagna elettorale, a sinistra ne parlano tutti.

Ma non è un termine che ho inventato io. L’ho riutilizzato, a partire da tre anni fa. La coalizione che governa Quartu si chiama Rinascita Quartu.

E Quartu è rinata?

Ci sta provando a rinascere e dà dei segnali di vitalità che anni fa erano assolutamente impensabili: il fatto che poi altri utilizzino il termine rinascita e si ispirino alla rinascita credo sia un fatto positivo. Però io ho l’impressione che complessivamente il sistema politico sia in difficoltà. Vedo una situazione nel centrosinistra che è difficile, che è complessa. E vedo una situazione nel centrodestra che mi intimorisce. P ensare che in una terra come la nostra, la terra dell’autonomia, la terra di Lussu, o in tempi più recenti di Mario Melis, sia lì in attesa a sorseggiare il caffè, aspettando che tre leader nazionali decidano, non mi sembra un fatto molto positivo.

Anche le immagini della convention della Lega voluta da Salvini, col nostro presidente che applaudiva mentre si condannavano le azioni politiche dell’Europa non sono state un bel vedere.

Certo, sicuramente non è all’altezza dei bisogni che ha la Sardegna ed è una visione egoistica, oscurantista: la Sardegna più di tutte ha bisogno dell’Europa, di inserirsi in Europa, non di avere un atteggiamento di di chiusura. Chiuderci per fare poi che cosa? Siamo una delle ultime regioni d’Europa: la colpa di chi è? Dell’Europa o è nostra? Io credo che sia nostra. Se non siamo riusciti a spendere più del 20% della vecchia programmazione europea di coesione e se siamo in ritardo con la spendita di altri fondi, se ancora non abbiamo programmato un centesimo della prossima programmazione europea, e stiamo parlando di risorse enormi, la colpa è dell’Europa?

Ritorniamo anche all’appuntamento di domani: ci sarà un endorsement? Perché poi alla fine i candidati del centrosinistra in questo momento sono due.

Non ho capito la parola che hai usato. [Ride…] Graziano Milia si metterà a disposizione della Sardegna.

Ma così non vale!

Ma questo non è uno sfuggire. Io credo che ci sia altro a cui pensare, poi arriverà anche questo aspetto: tengo però a sottolineare che domani noi presentiamo un’associazione che è aperta a tutti e quindi se qualcuno pensa che quell’associazione dirà una cosa o un’altra credo che stia sbagliando. Abbiamo detto che questa associazione deve diventare un luogo dove tutti possono partecipare per dare un contributo, no? Se io chiedessi di fare una cosa anziché un’altra, credo che si perderebbe la ragione stessa di questo sforzo che io definisco generoso.

Tra due mesi però dovremo andare alle urne a votare, a scegliere per un presidente della Regione. Quindi questa associazione farà una scelta, no?

Credo che ognuno voterà secondo coscienza. Certo, occorre dire una cosa: Rinascita Sardegna non è un luogo sterile: ci sono dei principi di solidarietà sociale, principi legati al fatto che nessuno deve rimanere escluso e ci sono dei principi legati al fatto che non siamo per una società dei più forti. Ci sono quei tre o quattro valori irrinunciabili che poi in alcuni momenti fanno una differenza.

Ma non sarà neanche soltanto un salotto culturale. Sarà anche un luogo di elaborazione, di proposte e anche di supporto concreto alla politica.

Questo questo lasciamolo dire a chi aderirà: è un percorso che inizia oggi. Ha i connotati di un’associazione culturale e non può essere altrimenti. Un domani avrà altri connotati? Non lo so. Può essere No, non lo escludo: io non escludo mai niente, quando si parla di queste cose. E quando si parla di politica può può accadere sempre di tutto. Chi, fino a un anno fa, poteva pensare che la presidente del Consiglio auspicasse che in Olanda o in altri paesi non vincessero i propri alleati, perché i propri alleati gli chiedono un patto di stabilità in Europa che metterebbe in difficoltà l’Italia?

Eppure ci troviamo davanti a questa cosa, quasi incredibile, alla quale non potevamo credere. Chi avrebbe detto un anno fa che a seguito di queste considerazioni Salvini avrebbe convocato il peggio dell’Europa a Firenze, con le altre forze del centrodestra ben distanti? Questo vale anche per per il centrosinistra, per per altri aspetti. Insomma, vale per tutti. Il mondo va avanti e bisogna tenerne conto. Le cose cambiano, e a volte cambiano con una velocità che fino a non tanto tempo fa era inimmaginabile.

Domani Graziano Milia si stupirebbe se arrivassero a questo incontro, che ne so, Renato Soru o Alessandra Todde?

No, ho invitato numerose persone e fra queste ci sono loro. Ma ce ne sono tante altre, insomma. Renato Soru e Alessandra Todde hanno manifestato interesse, e mi hanno mi hanno detto che verranno, che saranno presenti, quindi io li attendo con grande favore, come attendo tanti altri che appartengono anche ad altre sensibilità politiche. Del centro, per esempio. Ho invitato tante persone anche personalmente, quindi e mi auguro che ci siano anche loro: non esserci, credo che dal loro punto di vista, forse non sarebbe la scelta migliore. Lo dico con estrema franchezza.

Noi aspettiamo di vedere domani chi ci sarà a all’incontro e soprattutto, che cosa scaturirà da questo primo momento.

Facciamo così: si va innanzitutto ad ascoltare ciò che si dice. E poi nel frattempo si guarda anche chi c’è.

Il mestiere dei giornalisti è anche quello di vedere un po’ chi c’è seduto in platea.

Capisco perfettamente queste cose, non solo perché anch’io sono un giornalista, insomma. E poi conosco perfettamente la radio tant’è che non riesco mai a a resistere ad un invito in radio. Insomma, come sapete è il mezzo che adoro.

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