“Se fossi presidente…” – Enrico Napoleone: «Turismo tutto l’anno? Il meteo lo consente, ma serve raccontare l’isola al Nord Europa»

Cosa sarebbe importante che l’amministrazione regionale facesse per migliorare le condizioni della nostra isola? Imprenditori, artisti, esponenti dell’associazionismo e della società civile ci raccontano la loro visione, attraverso idee e proposte concrete. Sulle frequenze di Radio X, con la rubrica “Se fossi presidente” diamo voce ai nostri ascoltatori per cercare di immaginare insieme il futuro della Sardegna.


«I nostri amministratori hanno sostenuto nel tempo che il turismo potrebbe dare da vivere all’isola, ma al di là delle parole non siamo andati, e in Sardegna questo non è mai successo. Il turismo non è mai centrale nei discorsi della politica, ma basta andare non troppo lontani e troviamo un arcipelago, quello delle Baleari, che potrebbe insegnarci molte cose.»

La Sardegna può vivere di turismo? Cosa manca per fare in modo che l’isola possa attirare visitatori tutto l’anno? L’abbiamo chiesto a Enrico Napoleone, imprenditore e fotografo cagliaritano che all’interno di Extralive ci ha portato l’esempio delle Baleari, che con un milione e duecentomila abitanti, un numero non molto diverso rispetto a quello della Sardegna, ma con un quinto del territorio dell’isola, riescono a generare circa il 40% del PIL attraverso il turismo: «Cosa potremmo copiare virtuosamente dalle Baleari? Certamente non il modello di turismo. Perché quello delle Baleari è basato tantissimo sugli alberghi, molti anche sul mare. Nell’isola però noi abbiamo un patrimonio, quello delle seconde case, che è minimamente sfruttato. Analizzando i dati scopriamo che queste case vengono utilizzate fondamentalmente nei mesi di luglio e agosto. Tutti conosciamo Airbnb, Booking etc etc, portali che consentono di valorizzare questa risorsa. In tanti lo fanno ma limitatamente nel tempo e forse in maniera un po’ disordinata: non c’è una regia di tutto questo enorme patrimonio di ospitalità che la Sardegna ha e che non sfrutta a dovere, e manca una politica di marketing. Per le grandi piattaforme internazionali vendere una casa in Sardegna, in Calabria o in Australia, è esattamente la stessa cosa. Il risultato finale è che nel 2022 sono stati venduti dalle principali piattaforme 560.000.000 di soggiorni in Europa e di questi, in Sardegna, 5.600.000 sono stati fatti in Sardegna. Un dato che non sembra male, ma che è legato a un periodo limitato. Il 54% infatti è concentrato nei mesi di luglio e agosto. Nei mesi “invernali”, cioè da novembre a marzo, le presenze nelle case vendute dalle piattaforme pesa per il 2% del totale. Dovremmo imparare a vendere meglio il nostro bel tempo invernale, quello che ci fa stare in magliettina mentre nel resto d’Italia si usa il cappotto. In questo mondo che è cambiato, dove lo smart working ha assunto un peso importante e ci sono tante persone che lavorano da remoto 365 giorni all’anno, dove ci sono pensionati che vogliono muoversi e svolgere attività nel tempo libero, sarebbe il caso di studiare delle campagne che parlassero a queste persone.»

Resta da risolvere il problema dei collegamenti aerei

«Io credo che la mancanza dei voli sia l’effetto e non la causa della mancanza di turismo. Se c’è molta domanda, le compagnie si attrezzano e vanno dove la gente vuole andare. Serve però convincere gli abitanti del Nord Europa a passare qualche settimana, se non addirittura qualche mese in Sardegna, ovviamente con una proposta diversa rispetto a quella che si fa per il periodo estivo. Mantenere aperte le strutture alberghiere tutto l’anno ha costi importanti, ma sarebbe molto più facile con le seconde case. Ci vuole una regia, ci vuole una sovrastruttura di marketing e di coordinamento che potrebbe essere a regia regionale, magari fatta da privati ma comunque a regia regionale, che abbia l’obiettivo di far conoscere la Sardegna e lo stile di vita della Sardegna fuori stagione estiva al mercato internazionale e che si possa occupare di raggruppare l’offerta delle seconde case. Dal punto di vista economico sappiamo che le piattaforme internazionali lavorano con delle commissioni che mediamente girano tra il 15 e il 18%. Potrebbe essere utile realizzare anche una piattaforma regionale per vendere le abitazioni del network.»

ASCOLTA L’INTERVISTA