Utopia, la tragedia del “Titanic dei poveri” nel docufilm d’esordio di Pietro Mariani

“Utopia” era un vecchio bastimento inglese che faceva la rotta dall’Inghilterra alle indie: un barcone che con il business dell’emigrazione italiana venne trasformato in una nave passeggeri di terza classe per uomini e donne in cerca di fortuna. Faceva il tragitto da Trieste a New York, portando dal 1884 in poi, emigranti italiani. Li imbarcava nei porti di Trieste, di Napoli, di Genova. Costeggiava la Spagna e arrivava a Gibilterra, dove faceva rifornimento per poi proseguire per New York. Nelle sue stive viaggiavano stipate centinaia di persone, senza latrine e spesso senza vedere la luce del sole per oltre un mese. Il 17 marzo del 1891, all’ingresso nel porto di Gibilterra, dopo aver urtato una nave militare, Utopia inizia a imbarcare acqua e affonda in soli 4 minuti, portando sul fondo del mare i suoi oltre 800 passeggeri.

La storia del tragico naufragio avvenuto nel porto di Gibilterra negli anni dell’emigrazione italiana è il tema del film d’esordio di Pietro Mariani: cagliaritano ma spagnolo d’adozione, una vita da pioniere del mondo delle televisioni private, di internet e delle telecomunicazioni, ai microfoni di Radio X ci ha raccontato il suo percorso di vita che per un caso del destino, dopo 35 anni lontano dall’Italia, l’ha riportato a guardare da vicino la storia del suo Paese d’origine offrendogli la possibilità di inseguire la sua grande passione, quella per il cinema. Il film, le cui riprese inizieranno nei prossimi mesi, sarà una produzione realizzata dal Com.IT.Es, il Comitato degli Italiani all’Estero con la sceneggiatura dello scrittore e attore Fabio Bussotti e la colonna sonora del maestro Fabio Turchetti: «La nave militare che urtò Utopia aveva uno sperone sulla prua che aprì uno squarcio sulla fiancata della nave. Le persone che erano nella stiva non ebbero nemmeno il tempo di scappare. Degli 800 passeggeri morirono in 700 in quello che potremmo definire il Titanic dei poveri. A Gibilterra e a la Línea de la Concepción ci sono due mausolei che accolgono i resti di quei naufraghi che ancora aspettano di avere un nome. Mi sono imbattuto in questa storia durante la mia permanenza in Spagna; una storia che soprattutto in Italia è del tutto sconosciuta. Mi sono quindi informato, ho raccolto testimonianze e ho pensato che un docufilm fosse un buon modo per raccontare questa vicenda che in tanti non conoscono.»

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