Trovare il modo per far interagire il mondo digitale con il mondo fisico, piedi per terra e testa nel cloud: è questa la ricetta di Carlo Infante, giornalista esperto di performing media, concetto da lui coniato per definire l’interazione sociale e culturale con i nuovi media interattivi. Tra gli ospiti dell’edizione 2019 del Festival Scienza con il suo progetto “Walkabout”, che unisce il dialogo tipico della radiofonia con il movimento attraverso gli spazi fisici, a Extralive mattina ci ha raccontato di cosa si tratta.
«Walkabout significa “camminare di”. E arriva dalla cultura aborigena, che univa il racconto al camminare. Se tu cammini e parli, solo due, tre, massimo cinque ti sentono. Con uno strumento come la radio hai la possibilità di condividere un pensiero con 20, 30, 50, 100 persone. Ma noi non facciamo visite guidate, facciamo conversazioni: e questo è quello che fa la differenza. La scienza non è solo una sorta di grande quaderno di risposte, è misurarsi, interrogarsi sulla complessità del mondo. Dobbiamo trovare il modo per, tra virgolette, sporcare gli eventi culturali, le manifestazioni: entrarci dentro, come nelle pozzanghere. Renderci conto che l’aspetto più interessante della scienza è legato alle scoperte, a volte avvenute per caso.»
«Non so quanti intellettuali imbecilli conoscete: io ne conosco tanti. Di gente che ha studiato un casino e non capisce come gira il mondo. Dobbiamo lavorare sull’intelligenza distribuita: un po’ più orizzontale che verticale. […] Noi viviamo in un mondo troppo impermeabilizzato alla realtà, dobbiamo essere più permeabili: più tufo.»
info URL / radiowalkabout.it /
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