“Se fossi presidente…” – Continuità territoriale, Sandro Usai: «Senza aerei e senza dati: la Sardegna è debole e vulnerabile»

Cosa sarebbe importante che l’amministrazione regionale facesse per migliorare le condizioni della nostra isola? Imprenditori, artisti, esponenti dell’associazionismo e della società civile ci raccontano la loro visione, attraverso idee e proposte concrete. Sulle frequenze di Radio X, con la rubrica “Se fossi presidente” diamo voce ai nostri ascoltatori per cercare di immaginare insieme il futuro della Sardegna.


Quello della continuità territoriale aerea è un argomento di cruciale importanza per la vita dei cittadini e lo sviluppo economico dell’isola. L’accessibilità e la continuità territoriale aerea rappresentano elementi fondamentali per garantire il collegamento dell’isola con il resto del Paese e del mondo.

Dal ruolo chiave degli aeroporti alle politiche di incentivazione del trasporto aereo, dalle soluzioni attualmente in atto ai possibili progetti futuri volti a migliorare la connettività aerea, in questo secondo appuntamento con “Se fossi presidente”, insieme a Sandro Usai, fondatore di Ablativ, azienda specializzata in analisi dei dati in ambito turistico e dei trasporti, abbiamo cercato di comprendere le dinamiche legate ai trasporti aerei in Sardegna, analizzando le sfide e le opportunità che emergono in un contesto delicato come quello dell’isola.

In qusti giorni Ryanair ha promesso di aumentare le rotte per la Sardegna, in cambio però chiede la cancellazione delle tasse addizionali. Se tra un mese ti ritrovassi a essere presidente della regione, che cosa faresti?

Ryanair è un soggetto ingombrante. Se si deve fare un patto con un soggetto così ingombrante, così forte, che ricordiamo è preponderante in Italia su quasi tutti gli aeroporti, è importante farsi prima degli anticorpi. La proposta legata però alla cancellazione delle tasse addizionali mi sembra un po’ arrogante. Ed è legata al fatto che politica è assente.

E cosa potrebbe fare la politica per essere più presente, per far valere di più il suo ruolo in questi rapporti?

Intanto è necessario studiare: il fenomeno del trasporto aereo è materia complessa e serve sicuramente un osservatorio che aiuti a capire quali sono le dinamiche. Dopodiché, se sei onesto intellettualmente, puoi fare le tue proposte. Ma la cosa che secondo me dobbiamo analizzare è: ma come mai i gestori aeroportuali fanno patti solo con Ryanair? È l’unico vettore? Il più bravo? Di fatto è l’unico interlocutore credibile ed è l’unico che ha anche le macchine da far volare, visto che c’è una flotta di cinquecentosettantacinque aeroplani? La risposta credo stia nel mezzo: per un verso è il più forte, per l’altro noi siamo i più deboli. C’è una condizione che non favorisce lo sviluppo per la nostra terra. Vi riporto dei dati: Ryanair su Cagliari ha il 54% di dominanza. Lo stesso su Alghero. Adesso che è entrata anche a Olbia, quanto pensate ci metterà a prendersi il piatto anche lì con un accordo fatto a 5 anni in espansione?

Con una presenza così forte nei tre aeroporti sardi, Ryanair in qualche modo potrà dettare delle condizioni?

Ma certo. Noi dobbiamo pensare una cosa: chi ha la merce, cioè i passeggeri? Li ha Ryanair. Chi è bisognoso di quella merce? I tre gestori aeroportuali. Il rapporto di forza è questo: io ho passeggeri e tu hai bisogno di passeggeri, altrimenti non fatturi, altrimenti non campi. Presentandosi con una dote così grande, è chiaro che quelli arrivano qui in Sardegna e bussano con i piedi… perché nelle mani hanno la dote. Questo ci rende molto vulnerabili.

Torniamo al ruolo della Regione: cosa potrebbe fare per garantire un sistema efficiente anche in quei periodi in cui magari Ryanair non ha molto interesse?

Questo è un tema molto interessante, perché la regione non ha una politica dei trasporti aerei, ha delle azioni, che sono un’altra cosa. I dieci milioni che l’assessorato di Gianni Chessa ha dato ai tre aeroporti per “destagionalizzare”, non destagionalizzano un bel nulla perché non stiamo parlando di una DMO (Destination Management Organization), ma di un soggetto che compra passeggeri e vende servizi. Quei dieci milioni che probabilmente servono per aiutarli a fare marketing, ma poi non abbiamo altri strumenti. L’altro strumento, messo in piedi dall’assessore Moro, è dare un rimborso del 50% sulle tasse aeroportuali ai vettori che aprono nuove rotte, ma c’è stato un annuncio e il bando non è ancora uscito. […] Ma intanto Ryanair si è già mossa e questa è la dimostrazione che la politica arriva sempre tardi.

Parliamo dei sistemi futuri: i presidenti vanno in giro a presentare le loro idee sulla continuità territoriale: una è quella del sistema misto, garantito dal contributo pubblico durante la stagione invernale e affidato al mercato nella bella stagione.

Queste sono delle questioni che interessano molto Renato Soru e Alessandra Todde. Entrambe le visioni però non c’entrano niente con quello che serve alla Sardegna. Soru fa un sogno, e Todde fa delle considerazioni di tipo trasportistico. Alle persone bisogna dire con chiarezza: “Se tu devi prendere un aereo io ti do un rimborso per cercare di mitigare l’esposizione al mercato, che in certi periodi fa quello che vuole e ci fa ballare la mazurka.” L’abbiamo visto anche la scorsa estate: se io devo partire domani non posso spendere 600 euro che è la metà del mio stipendio. Bisogna fare i conti con i vettori, e ricordarci che la Sardegna non ha aeroplani. Qualunque sia il nostro atteggiamento, è necessario andare a trattare con chi ha gli aerei. Senza aerei non esiste un bando di continuità territoriale a cui un vettore è obbligato a partecipare. Al di là degli estremismi da campagna elettorale, bisogna tornare alla ragionevolezza. Sedersi ai tavoli, discutere, e vedere cosa si riesce a portare a casa tenendo conto che siamo un soggetto fragile. La nostra esigenza di volare è garantita solo dalla continuità territoriale tradizionale: bisogna stare attenti quando si parla di abolirla o abolirla in certi periodi. Avere un sistema che protegge i residenti è utile anche come “avviso ai naviganti”. Si può provare ad affidarsi totalmente al mercato nel periodo estivo, ma bisogna stare attenti. È possibile tornare indietro nel caso di un passo falso? Ecco perché i ragionamenti stanno un po’ a metà tra le posizioni di Alessandra Todde e Renato Soru. Le idee degli altri candidati a riguardo non le conosco.

Per quale motivo la continuità territoriale viene gestita come se fosse un problema sardo e non una questione nazionale?

Bisogna fare un po’ di chiarezza e dobbiamo sapere come funzionano le regole della Comunità europea: il trasporto aereo è totalmente liberalizzato e noi andiamo in deroga per ottenere il servizio di continuità territoriale. In base agli accordi noi facciamo le proposte ma il ministro le deve controfirmare perché bisogna garantire il rispetto dei perimetri che ci impone l’Europa. La continuità territoriale è certamente un diritto soprattutto per chi nelle isole è facilmente ricattabile perché non ha altri strumenti per raggiungere il resto della penisola: lo Stato in questo senso deve mettere un impegno politico nei confronti dell’Europa, a riconsiderare le modalità con cui questa continuità territoriale va gestita. È anche vero però che la Sardegna oggi ha torto, perché non sa quanti sono i residenti che viaggiano. Da un accesso agli atti si evince che la Regione non ha i dati sul trasporto. La differenza con la Corsica, che conta i passeggeri uno per uno, è evidente. Non si può andare a contrattare senza avere i dati.

ASCOLTA L’INTERVISTA