«La crisi climatica non può essere scissa dalla questione sociale: solo agendo insieme riusciamo davvero a cambiare le cose. Il rischio è far diventare l’ambiente una moda, e le mode passano, invece siamo tutti nella stessa barca. È importante che chi vive quei quartieri li senta propri, non come luoghi da cui difendersi.»
A Cagliari arriva la seconda edizione di “A che ora è la fine del mondo?“, il festival dedicato alla crisi climatica che sabato 15 e domenica 16 novembre animerà gli spazi di Su Tzirculu con due giorni fitti di incontri, libri, documentari, performance e azioni sul territorio.
Carola Farci, attivista e fondatrice dell’associazione Rebelterra, è tornata ai microfoni di Radio X per raccontare questo progetto cresciuto insieme al suo percorso personale e collettivo. Viaggiatrice, docente e organizzatrice della rassegna, Carola ci ha raccontato la sua storia: «Ho iniziato da sola a fare le cose, ma nel tempo siamo arrivati alla creazione di un gruppo solido: con altri amici ho fondato Rebelterra, un’associazione che si occupa di ambiente, con l’idea di non essere più io che vado a fare le cose, ma un bel gruppo di gente che fa cose interessanti».
Rebelterra lavora su tre assi: sostenibilità, economia circolare e giustizia sociale. «Crediamo che la crisi climatica non possa essere scissa dalla questione sociale. Ovviamente chi ha meno, chi già sta soffrendo, soffrirà ancora di più con le conseguenze della crisi climatica».
Il festival, organizzato insieme all’associazione Terra Atra, alla libreria La Giraffa e a Su Tzirculu, con il sostegno del bando cultura del Comune di Cagliari si apre sabato 15 novembre alle 17 con la giornalista d’inchiesta Stefania Divertito, seguita da Gianluca Ruggieri, docente di fisica ambientale e candidato al Premio Nazionale per la Divulgazione Scientifica, che affronterà il tema delle energie sostenibili. La serata proseguirà con una cena sociale e un appuntamento solidale: un dj set e un live painting realizzato con materiali di riciclo, con opere destinate a un’asta benefica per la ricostruzione di un ospedale a Gaza, in collaborazione con Sardegna Palestina. La seconda giornata del festival entrerà invece nel cuore dei quartieri. Domenica mattina i volontari delle associazioni saranno infatti a Is Mirrionis, in un’area verde oggi degradata: «Lì vogliamo fare un’azione di riqualificazione urbana. C’è una barchetta abbandonata da anni: diventerà una grande fioriera, l’abbiamo fatta ridipingere dall’artista Marinetti». L’intervento prevede la creazione di uno spazio vivibile con fiori, una panchina e nuovi cestini, per restituire dignità a un luogo attraversato ogni giorno dagli studenti del quartiere: «Cercheremo di ridare vita a un piccolo spazio di un quartiere che è soffocato dal cemento, e che non ha il privilegio di poter ammirare un albero».
L’aspetto più politico dell’azione riguarda il coinvolgimento degli abitanti: «È importante lavorare con la gente del quartiere, che conosce le proprie esigenze molto meglio di gente venuta da fuori. Il problema è la rassegnazione: se un abitante pulisce una volta, due volte, e il giorno dopo è tutto sporco, alla fine si rassegna». L’obiettivo è quindi innescare un processo di partecipazione reale: «Solo agendo insieme riusciamo davvero a cambiare le cose, perché sennò è un intervento spot e poi ciao, arrivederci e grazie. L’amministrazione già dalla settimana dopo darà forza a questo lavoro, continuando a mettere a dimora alberi».
info / rebelterra.it
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