Il misfatto della tonnara, Francesco Abate a Radio X: «Con Clara Simon vogliamo raccontare la nostra storia»

«Nell’anno in cui si svolge il romanzo viene vietato alle ragazze di andare a teatro a vedere la messa in scena dell’opera “Casa di Bambola” di Ibsen perché ritenuto disdicevole in quanto esaltava l’emancipazione femminile. A Cagliari, in quegli anni in cui il movimento femminista muove passi importanti verso il suffragio universale, quelle ragazze – come raccontò l’Unione Sarda – scesero in piazza, protestarono e furono contrastate, oltraggiate proprio come nell’immaginario del femminismo novecentesco in cui vengono caricate, portate via dalla polizia, manganellate, insultate dai passanti. Io avevo ben chiaro l’immaginario del femminismo in Europa ma non avevo idea e non potevo neanche lontanamente immaginare, per mia ignoranza, che anche le nostre bisnonne erano in prima linea e pagavano personalmente per la richiesta dei loro diritti. Clara impatta in quelle manifestazioni realmente accadute, in quella realtà, e inizia a prendere coscienza del suo ruolo all’interno della società. Aveva di fatto già aderito a quel ruolo: non voleva essere madre, figlia, moglie, ma donna che si realizza come meglio crede e attraverso il suo lavoro. Il terzo libro aggiunge maturità e anche fragilità a un personaggio che stiamo vedendo crescere. La sua fragilità è paradossalmente anche la sua crescita. Una crescita che era stata seminata nei precedenti romanzi, con l’adesione al movimento femminista, rispetto al quale lei inizialmente non ha particolare simpatia.»

Francesco Abate, dallo scorso ottobre nelle librerie con “Il misfatto della tonnara“, terzo capitolo della saga edita da Einaudi dedicata a Clara Simon, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Extralive per qualche anticipazione sul suo ultimo romanzo dedicato alla giovane giornalista investigativa che si muove nella Cagliari di inizio Novecento, che sarà presentato questa sera (ore 18) nella sala conferenze dell’EXMA: «Ci saranno altri capitoli? Giusto ieri con Grazia Pili, mia moglie, e Rosella Postorino, chief editor, ragionavamo sul futuro di Clara: la risposta dei lettori è stata forte e giustifica un nuovo capitolo. Però, nelle nostre intenzioni, Clara dovrà rappresentare il Novecento italiano e sardo: abbiamo sempre detto che non morirà giovane, ma la regola della serialità impone che non ci sia una distanza superiore a un mese tra un episodio e un altro, a meno che, invece di concepire un seriale non si facciano delle trilogie. Stiamo iniziando a ragionare su questo. Non vogliamo scrivere delle storie tanto per tirarle fuori: ogni romanzo è legato a dei fatti storici realmente accaduti e che rappresentano dei momenti chiave della società europea, italiana, sarda e cagliaritana. Il prossimo episodio deve quindi avere la medesima importanza dell’ultimo: un movimento femminista così forte in città che si muove perché alle ragazze viene vietato di andare a teatro è una storia importantissima. La storia che dobbiamo avere deve essere di pari importanza.»

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