Cannabis light illegale? Facciamo chiarezza

Ha fatto discutere negli scorsi giorni l’attesa sentenza della Corte di Cassazione che a sezioni riunite ha chiarito che «la commercializzazione di cannabis sativa L. e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicazione della legge n. 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002 e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati; pertanto, integrano il reato di cui all’art. 73, commi 1 e 4, dpr 309/1990, le condotte di cessione, vendita e, in genere, commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla cannabis sativa L, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante».

Un testo poco chiaro che lascia spazio a diverse interpretazioni e che ha destato grande preoccupazione nel mondo del commercio dei derivati della canapa a basso contenuto di THC: una vera e propria industria, con un volume d’affari che nel 2018 si è attestato attorno ai 150 milioni di euro e che si stima abbia provocato una riduzione dello spaccio del 14%.

Ma qual è quindi la situazione normativa? E cosa ne pensano in Sardegna i commercianti chi negli ultimi anni hanno deciso di investire in questa attività?

“Innanzitutto è bene chiarire che noi lavoriamo la canapa industriale, – che non è in alcun modo drogante – e i cui semi sono commercializzati e certificati dagli istituti italiani ed europei”.

Ne abbiamo parlato all’interno di Extralive mattina con Sergio Benoni, Andrea Prost e con Massimo Cossu dell’associazione “Canapa Sativa Italia” e rappresentante della categoria che oggi in Italia conta oltre 2000 aziende.

info / sardiniacannabis.com / Canapa Sativa Italia

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