Fashion Victims: avete già pensato a come vestirvi per l’ultimo viaggio?

Un gioco, un divertissement letterario per rileggere con leggerezza quello che sta accadendo durante questa pandemia. “Fashion Victims – pamphlet inutile sulla morte da coronavirus” è una piccola raccolta di racconti, edita da Arkadia, che cerca di ragionare attorno a una domanda piuttosto insolita: come ci piacerebbe essere vestiti per l’ultimo viaggio? «Uno strumento per esorcizzare la paura e dialogare su questioni di cui solitamente è difficile parlare.» Gli autori sono lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Demaria e il giornalista Giovanni Follesa, e a Extralive mattina ci hanno raccontato la genesi di questo piccolo ebook che sarà venduto a 0,99 centesimi e il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza all’associazione “Mondo X” di Padre Salvatore Morittu, che si occupa del recupero di persone in difficoltà: «Il pamphlet nasce da una considerazione, in apparenza banale, ma pratica: il defunto non sceglie quali abiti indossare quando il corpo viene messo nella bara e riceve l’estremo saluto dagli affetti più cari. Il più delle volte, la vestizione del morto è l’ultimo dei pensieri dei vivi: si apre l’armadio e si acchiappano a caso un pantalone, una giacca, una gonna… un qualsiasi indumento dalle fattezze eleganti o pseudo tali, e il gioco è fatto. In alcune comunità, invece, si rispettano le regole sociali che in base al ruolo o ceto suggeriscono gli abiti da assegnare al caro estinto. “Fashion victims” non indugia nel macabro, tutt’altro. Come sostiene, infatti, provocatoriamente Frédéric Beigbeder: “Ogni dettaglio acquista valore quando niente ha più senso”. Ecco, quando la vita non ha più significato perché non c’è più, sopravvivono i particolari. Ma c’è dell’altro. In questo periodo sospeso, nel quale la fragilità umana è rimasta disarmata di fronte all’incedere della morte insinuatasi nei corpi con il Covid-19, il trapasso ha improvvisamente assunto nuove consuetudini. I tanti, tantissimi, malati confinati nelle gelide sale delle terapie intensive di ospedali sparsi ovunque nel mondo sono morti soli, strappati a un’ultima carezza. Quell’incipit, motore di tutto, che ci ha spinto alla scrittura di questi racconti, nel 2020 si è così convertito in riflessione più attenta sull’orizzonte contemporaneo. Sempre con leggerezza, che per dirla con le parole di Calvino nelle sue “Lezioni americane”: “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. E di tutto oggi abbiamo bisogno tranne che di ulteriori pesi sui nostri animi provati. “Fashion victims. Pamphlet inutile sulla morte da Coronavirus” non ha altre ambizioni se non alleggerire per un istante il drammatico presente, giusto il tempo della lettura.»

Ne abbiamo parlato con Sergio Benoni, e con i due autori, Giovanni Follesa e Fabrizio Demaria

info / ibs.it

ASCOLTA L’INTERVISTA