Buone prassi d’innovazione sociale intorno ai beni comuni, nuove opportunità e modelli di partecipazione, occupazione, sviluppo e trasformazioni territoriali. La bellezza ci salverà? Forse sì: sempre più spesso nel nostro paese emergono esempi di progetti e attività legate al patrimonio artistico e culturale che arrivano dal basso, con i cittadini protagonisti di iniziative che restituiscono valore ai luoghi e alle comunità: è stato questo il tema della seconda edizione del convegno “Patrimonio culturale: comunità che innovano”, evento organizzato dall’associazione Imago Mundi per ragionare attorno al tema della bellezza e alla gestione dei beni culturali come elemento di innovazione sociale e territoriale.
«La bellezza è la complessità: tutto ciò che è complesso è bello. Tutto ciò che è difficile da dipanare con uno sguardo semplicistico è fantastico. La bellezza si nasconde nei dettagli e soprattutto si nasconde tra i livelli, tra le articolazioni, tra le relazioni. Essere belli vuol dire essere complessi. Un territorio bello è un territorio complesso. La natura è bella perché è complessa. La complessità è la bellezza.»
(Claudio Gnessi)
Ne abbiamo parlato a Extralive mattina con Sergio Benoni, Giovanni Follesa, e con i contributi di Fabrizio Frongia, presidente di Imago Mundi, Gaetano Balestra della cooperativa “La Paranza”, Claudio Gnessi, dell’Ecomuseo Casilino, Marilena Bagarella dell’associazione Il Germoglio di Corleone, tra i rappresentanti di alcuni dei più virtuosi esempi a livello nazionale, e con il prof. Giuliano Volpe e il giornalista Emilio Casalini, intervistati dal nostro inviato Giuseppe Murru.
«Saper guardare con occhi nuovi le cose che ci sembrano sempre le stesse. Riuscire a cogliere quei dettagli che apparentemente sfuggono ma che sono l’essenza delle cose.»
(Marilena Bagarella)
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