Francesco Agus a Radio X: «Su eolico e sanità necessario agire in fretta. No ai medici in affitto»

«Sul tema degli insediamenti eolici e fotovoltaici, con i comitati ci possono essere idee diverse su quali soluzioni trovare, ma la direzione è la stessa. Per la sanità c’è bisogno di agire in fretta.» Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale è intervenuto questa mattina ai microfoni di Extralive per esprimere le sue preoccupazioni e ragionare sulle possibili soluzioni in campo per fare fronte a due grandi temi in campo in Regione, la moratoria contro nuovi insediamenti eolici e fotovoltaici e fare il punto sulla grave situazione della sanità pubblica:

Se è possibile che qualcuno abbia presentato un progetto per delle pale eoliche vicino a Sos Enattos e questo progetto non è stato immediatamente bloccato, c’è qualcosa che non va

Ci sono stati diversi diversi accessi agli atti e diverse interrogazioni sull’installazione da parte di una multinazionale danese di impianti per centinaia di campi da calcio, tre anni e mezzo fa. Non parliamo di qualcosa che nasce oggi, ma di qualcosa che è stata lasciata marcire nell’indifferenza e che oggi sta creando una situazione surreale oltre che drammatica: surreale perché rischiamo di autorizzare progetti per 69 gigawatt, a fronte di una capacità di esportazione estremamente limitata. Anche se fosse auspicabile, non sarebbe possibile, tant’è che l’ultima direttiva dell’unione europea, che sarà in vigore dal primo luglio, considera al fine di concedere i certificati verdi – che sono il vero fulcro del tema – la capacità reale di poter distribuire quell’energia. Nel nostro caso è evidente che quell’energia non la consumiamo e non la potremo esportare. Quindi che senso ha realizzare questi progetti? È pura e semplice speculazione. Quei certificati servono alle industrie per procedere allo spostamento di produzione dall’energia inquinante a quella meno inquinante.

La moratoria immaginiamo che passerà senza tanti intoppi

Oggi abbiamo un vertice di maggioranza per blindarla e farla andare avanti senza problemi. Se l’opposizione ha delle proposte e dei ragionamenti da portare all’attenzione dell’aula io credo che se ne possa discutere senza preconcetti.

Passiamo al tema della sanità: non stiamo registrando grandi passi avanti in questi mesi, ci aspettavamo un cambio di passo, qualche iniziativa forte che riuscisse a dare ai cittadini un segnale di cambiamento della governance

Siamo preoccupati perché tutti i problemi che vediamo in sanità, tenderanno a peggiorare nei prossimi mesi con la stagione estiva. Ai vostri microfoni abbiamo parlato del problema dell’estate sin dal mese di gennaio: i medici giustamente vanno in ferie, e siamo in una situazione in cui aumentano i pazienti potenziali per i flussi turistici. Se non ci prepariamo sarà un problema: se oggi le code al pronto soccorso sono di 9 ore, diventeranno 15. Se le attese per la traumatologia sono di quindici giorni, diventeranno un mese. Questo è quello che abbiamo cercato di segnalare, e le cose non sono cambiate. Nessuno di noi esagerava, quando qualche mese fa denunciava questa situazione. Non era strumentalizzazione politica, erano dati anche estremamente edulcorati, perché la situazione in alcune realtà è molto peggiore di quello che sembra e impone delle azioni immediate.

Abbiamo un assessore in carica ormai da tre mesi e ancora non capiamo in che direzione si stia muovendo l’amministrazione. Voi l’avete capito?

Proprio per questo abbiamo richiesto la convocazione di una riunione di maggioranza, dove sottoporre anche alcune soluzioni che abbiamo individuato per quelle criticità più scottanti: liste d’attesa, cura delle cronicità e presa in carico dei pazienti, che sta diventando oggi il vero problema, e crisi del pronto soccorso. Attendiamo che la Presidenza della Regione la calendarizzi. Ora si parla dei commissariamenti delle ASL, che considero auspicabile, ma nella fase intermedia non possono rimanere senza indirizzi. Qualcosa si deve fare anche in questa fase, prima dell’estate.

Per quale motivo c’è la necessità di commissariare le ASL?

Le ASL sono guidate da manager nominati dal centrodestra: in alcuni casi parliamo di figure che hanno ben lavorato, in altri parliamo di manager che sono stati complici del disastro. Ci sono dei limiti legislativi per cui quegli incarichi, che sono considerati di tipo tecnico, non possono essere riassegnati come avviene per esempio per i direttori generali.

Ci saremmo aspettati anche che il Microcitemico venisse riportato in seno all’Arnas Brotzu il giorno dopo le elezioni, o comunque dopo la nomina del nuovo assessore

Io non aspetterei altro tempo: il problema degli anestesisti che seguono i bambini o dei pazienti oncologici non è stato risolto e anzi è peggiorato anche per colpe evidenti della governance del Brotzu. Preferisco essere chiaro anche su questo: non capisco in questo caso cosa si stia aspettando. Questi sono temi che oggi abbiamo sul tavolo e che devono essere chiariti in una riunione di maggioranza che deve dettare la linea per i prossimi mesi.

Al di là di questo vertice, nel frattempo, c’è stato un dialogo con l’assessore Bartolazzi?

Abbiamo avuto diversi scambi di vedute, sia in commissione che in assessorato: il problema e il suggerimento che continuiamo a dare all’assessore è quello di non continuare a ragionare per mesi, ma per settimane e giorni. Ci sono delle azioni che non sono più rimandabili. È inutile, ad esempio, reiterare la scelta di affidare i pronto soccorso ai “medici in affitto” che si sono rivelati un esperimento fallimentare e nocivo per il sistema, perché sono diventati un disincentivo al lavoro nel sistema pubblico.

I tempi di reazione dell’assessore insomma non sono proprio quelli di Rombo di Tuono

Da appassionato di calcio posso dirvi solo che citare certi nomi equivale al sacrilegio.

Paolo Maninchedda, che in tempi non sospetti aveva provato a far unire tutte le forze del centrosinistra, sostiene che alla fine dei conti nominare un assessore non sardo sia stato un errore.

L’assessore può essere di Caltanisetta, di Latina o di Oristano. Il tema non è questo, ma il pacchetto di proposte che ci consente di andare avanti in questi mesi. A oggi dall’assessorato non sono arrivate proposte convincenti o comunque non sono arrivate proposte operative. Il fatto che l’assessore abbia dovuto in questo periodo “imparare” come funziona la sanità sarda è secondario rispetto al fatto che alcune cose non siano state fatte. C’è la possibilità di farle ora, ma ora non può essere tra un mese. Io spero che già questa settimana ci sia la presentazione di alcune soluzioni. Vanno bene i commissariamenti ma anche delle direttive da dare subito alle aziende affinché si occupino dei problemi che abbiamo citato.

Voi avete un pacchetto di interventi d’urgenza che potrebbero essere adottati immediatamente?

Alcuni sono stati suggeriti dagli ordini dei medici e dai sindacati: ci sono degli incentivi previsti dallo stesso contratto dei medici, bisogna metterli in campo tutti. C’è poi la possibilità di fare un’implementazione seria tra pubblico e privato. Ci sono alcune attività, anche legate alle attività di pronto soccorso, che è possibile esternalizzare al privato, mantenendo il budget inalterato e in alcuni casi modificando il budget. Forse gli operatori privati oggi sono uno strumento utile per abbattere le liste d’attesa e l’attesa nei pronto soccorso. Bisogna poi evitare di creare concorrenza al sistema pubblico con i soldi del sistema pubblico: quel bando per i medici in affitto è quindi qualcosa da superare e magari sostituire invece con un metodo di trattamento dei codici bianchi che sia in linea con il rilancio delle guardie mediche. Non ci possiamo lamentare del fatto che le guardie mediche siano deserte se poi per fare lo stesso lavoro paghiamo tre volte tanto i medici in affitto attraverso le cooperative che lavorano nei pronto soccorso. Serve poi cercare di concentrare le forze. Oggi noi abbiamo una marea di reparti che sono operativi sulla carta e che non hanno i numeri minimi per reggere: dove i medici rimasti sono due o tre, è evidente che non non sono in grado di reggere i turni, di consentire le ferie, e il rischio che abbiamo è che i medici e soprattutto gli infermieri soprattutto si disaffezionino rispetto al sistema pubblico e quindi si dimettano. Soltanto all’ospedale Brotzu negli ultimi mesi si sono dimessi otto anestesisti. O affrontiamo questi problemi partendo dal fatto che medici e infermieri non sono degli automi, oppure non recuperiamo. La domanda da farci oggi è: come facciamo a riaprire reparti che oggi sono chiusi? Se non riapriamo un altra traumatologia, un altro reparto di ortopedia nel sud Sardegna, collasseranno quelli aperti. Un altro consiglio che abbiamo cercato di dare è quello di bloccare delle procedure traumatiche che stanno portando avanti le ASL. Al Brotzu è in corso una riorganizzazione delle attività chirurgiche che io rimanderei di qualche mese. Quello che sta accadendo non giova alle attività d’urgenza e al buon lavoro dell’ospedale. Ci sono poi tanti altri ragionamenti che si possono fare nel lungo periodo ma che oggi non aiutano a risolvere il problema dei pazienti che non riusciamo a curare.

L’emorragia non si cura facendo una dieta, servono misure d’emergenza insomma

Non c’è giorno in cui nei reparti ospedalieri non mi segnalino il fatto che molti professionisti decidono di fare altro, di andare in altre regioni o di lavorare nel privato. Un tema su cui si deve riflettere. Mi fa piacere che sia rientrata la polemica iniziale con i medici di Cagliari, però partirei proprio da lì: da chi tutti i giorni è impegnato nell’attività di cura. In molti hanno denunciato condizioni di lavoro non più sopportabili. Questi sono gli anni delle grandi dimissioni, anche in sanità, e a volte sono state agevolate da una visione miope che pensa che il mondo sia rimasto fermo a trent’anni fa. Oggi chi si è specializzato in Sardegna ha uno sguardo aperto sull’Europa e sul mondo.

La Sardegna dovrebbe essere un posto dove i medici vengono volentieri anche da fuori, invece facciamo scappare quelli che abbiamo

Un tempo era così, anche cinque o sei anni fa per un concorso per primariato si attendevano curriculum da tutta Italia. Oggi avviene sempre meno e bisogna chiedersi perché.

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