Niente election day nell’isola – Graziano Milia a Radio X: «9 milioni buttati. Una Sardegna che fa queste scelte, ha un futuro?»

La Sardegna non aderirà all’Election day del 20 settembre, data indicata dal Governo nazionale per accorpare le prossime amministrative al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari: una scelta inspiegabile che costerà circa 9 milioni di euro di denaro pubblico, oltre a creare inutili disagi alla popolazione. La prossime amministrative infatti, la cui data viene stabilita dalla Regione, non si terranno nelle stesse date, con i cittadini sardi che dovranno recarsi alle urne almeno due volte: a settembre, insieme al resto degli italiani, per le elezioni suppletive e per il referendum sul taglio dei parlamentari, e il mese seguente per il primo turno delle amministrative. Ne abbiamo parlato all’interno di Extralive mattina con Sergio Benoni, Giovanni Follesa e con Graziano Milia, candidato sindaco al Comune di Quartu Sant’Elena: «Sfugge, se non si vogliono pensare le cose peggiori, il motivo per cui in Sardegna, dopo essere andati a votare il 20 e il 21 settembre per il referendum, si debba tornare alle urne tra il 24 ottobre e il 29 novembre. Una scelta inspiegabile sia perché contraria alle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, sia perché ci ritroveremo a dover chiudere più volte le scuole, che a causa dell’emergenza covid dovranno essere sanificate sia prima che dopo le giornate di votazione: l’interruzione, andando bene, andrà dal giovedì al mercoledì. Circa una settimana. L’ultimo motivo, non secondario, è quello dei 9 milioni: se la Sardegna accorpasse le amministrative all’Election Day, la stragrande maggioranza dei costi sarebbero in capo al Ministero degli Interni.»

C’è tempo solo sino al 27 luglio – ricorda Milia – per cambiare la data: «Probabilmente ci troveremo a sentire qualcuno che dirà “era giusto, ma ormai non c’è più tempo”. Io temo che ci sia un’alleanza trasversale al contrario, che con le motivazioni più disparate. Tutto deve fare la classe politica sarda fuorché trasmettere ai cittadini la sensazione che dice “ci dobbiamo riposare ad agosto e non possiamo fare campagna elettorale”. Una situazione che la dice lunga sul periodo che viviamo. Non verrebbe voglia nemmeno di candidarsi. Con una superficialità raccapricciante che mi fa chiedere: ma una Sardegna che fa cose di questo genere, ha un futuro?»

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