Nuovo DPCM – Emanuele Frongia, Confcommercio: «Fatturati giù del 60%. Non possiamo sostituirci allo Stato, servono più controlli.»

Coprifuoco e lotta alla movida – con il nuovo DPCM tornano ad aggravarsi le difficoltà per le attività commerciali nel centro cittadino: qual è la situazione dopo le nuove disposizioni anti contagio? In che modo le associazioni di categoria e i clienti di pub e ristoranti hanno reagito alle nuove regole? Ne abbiamo parlato con Emanuele Frongia, rappresentante della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi della Confcommercio: «Serve l’osservanza dei protocolli per garantire la tranquillità a chi viene nelle nostre attività. Abbiamo sempre fatto presente alle amministrazioni che c’è un problema reale, che è quello del controllo: dal market che vende alcolici dopo mezzanotte all’operatore che se ne frega delle norme, se un’attività non rispetta le regole è giusto che venga sanzionata. Forse dopo il lockdown si è scelto di non inasprire i controlli, però purtroppo è necessaria la presenza di figure che garantiscano il rispetto delle regole per evitare che chi se ne frega metta in cattiva luce un’intera categoria. Il nostro non è un mondo di pirati o di irresponsabili, ma non ci possiamo sostituire allo Stato: dopo anni in cui abbiamo minato la cultura e l’istruzione, darci il compito di veicolare messaggi che portino alla responsabilità individuale è complicato.»

Oltre 50.000 aziende e 300.000 posti di lavoro a rischio solo nel comparto della ristorazione in Italia: «Noi stiamo lavorando con il 50-60% di incassi in meno. Abbiamo fatto magie per mantenere un po’ i turni di tutti con grande senso di responsabilità. Però stiamo assistendo a un piccolo disastro che arriva dai fornitori, dai negozianti con cui collaboriamo: un effetto domino di cui noi vediamo già i risultati, ma che a catena avrà conseguenze anche su altre attività.»

Mancanza di pianificazione e poca educazione civica: «Con il Covid abbiamo avuto la grande fortuna di renderci conto che ciò che ci manca davvero in Italia è la pianificazione: qualunque manovra che andiamo a calare sul cittadino, se il cittadino non è pronto a recepirla, non serve a un c***o. Si finisce per promuovere azioni che non vengono comprese perché purtroppo si continua a pensare che l’Italia sia fatta di cittadini che ascoltano. So che è brutto dirlo ma in questa fase è necessario andare a incidere sulle persone senza fare affidamento sul fatto che comprendano e recepiscano le richieste. E per il futuro ricordarci che parte tutto dall’istruzione, mentre noi abbiamo tolto l’educazione civica dalle scuole.»

Discoteche, trasporti pubblici e caccia all’untore: «Dovremmo fare anche un discorso sulle discoteche, che sono purtroppo i nostri colleghi più colpiti. Ci si immagina solo i casi eclatanti e tutte le altre realtà che invece hanno fatto attenzione e investito nei protocolli e nel rispetto delle norme di sicurezza, vengono comunque bollati come untori, ma si trascurano altri gravi problemi che oggi sono i trasporti pubblici e le scuole. In Italia nessuno vuole pagare, nessuno vuole prendersi le responsabilità, e alla fine paghiamo tutti.»

Nuovi interventi dello Stato a favore degli esercizi pubblici: «A livello nazionale abbiamo mosso diverse richieste al governo. Servono azioni a tutela dei lavoratori che consentano alle aziende di mantenere una capacità produttiva. Per un dipendente perdere il lavoro, andare in cassa integrazione o prendere il reddito di cittadinanza è anche una perdita di dignità. Trovarsi a non fare niente non è così piacevole come si potrebbe pensare.»