Nuovo stadio del Cagliari, Giovanni Dore a Extralive: «Costi e benefici per la collettività da valutare: con 50 milioni si potrebbe riqualificare il quartiere Sant’Elia»

Risorse pubbliche sempre maggiori, un accordo di programma tra Regione e Comune ancora tutto da scrivere e incertezze su tempi di realizzazione e sostenibilità del progetto: il futuro del nuovo stadio del Cagliari sembra oggi sempre più complesso, con nuove incognite che rischiano di allungare notevolmente i tempi che separano dall’inizio dei lavori. L’avvocato esperto di diritto comunitario Giovanni Dore è tornato ai microfoni di Extralive per fare il punto della situazione sul nuovo stadio del Cagliari, in questi giorni al centro del dibattito pubblico: «A guardare la norma introduttiva ci si rende conto che siamo ancora al punto di partenza. La norma ci dice che la società proponente deve presentare un piano economico-finanziario che individui tra più soluzioni quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività in relazione alle specifiche esigenze da soddisfare e prestazioni da fornire. L‘albergo può essere considerato complementare a uno stadio? Penso di sì. Il dubbio si apre sul rapporto tra costi e benefici per la collettività. Non sarebbe stato più serio presentare più opzioni, con diverse soluzioni e costi? Il contributo pubblico può arrivare sino al 49% ma non è obbligatorio. I costi per la realizzazione dello stadio oggi sono arrivati a 160 milioni, a cui il pubblico dovrebbe contribuire con 60 milioni di finanziamento a fondo perduto più altri 19 di finanziamento a tasso agevolato. Mi chiedo se tutti voteranno a cuor leggero un finanziamento di questo tipo. Facendo un calcolo sui soli incassi provenienti dalle partite, lo stadio potrebbe agevolmente autofinanziarsi. Il nuovo impianto dovrebbe essere utilizzato anche come arena concerti: con una stagione concertistica di livello, che manca a Cagliari da tanti anni, arriverebbero ulteriori incassi: e allora perché non utilizzare quei 50 milioni per rifare un po’ di edilizia popolare o mista a Sant’Elia buttando giù almeno una parte dei palazzoni?»

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