Un’opportunità per respirare un’aria nuova e un momento importante per mettersi in discussione, ma anche per riflettere su sé stessi e sugli altri: il teatro in carcere restituisce vitalità, tocca emozioni profonde e offre uno spazio di creatività, di crescita e libertà personale. Ne abbiamo parlato all’interno di Extralive mattina con Pierpaolo Piludu del Cada die teatro, che all’interno del carcere di Uta porta avanti “Per Aspera ad Astra”, programma nazionale promosso da ACRI e sostenuto da 10 fondazioni bancarie, tra cui la Fondazione di Sardegna, che da 3 anni coinvolge circa 250 detenuti di 12 carceri italiane: «Oggi presenteremo una rappresentazione che è frutto di oltre due anni di lavoro e quattro laboratori differenti: drammaturgia, recitazione, scenografia e musica, con circa 20 persone in scena. La messa in scena ha a che fare con quel romanzo bellissimo e terribile di Maria Giacobbe, “Gli arcipelaghi”. Una storia che costringe gli attori a mettersi nei panni di questa vicenda e che ci racconta che basta un attimo per trovarsi da una parte o dall’altra delle sbarre. Il nostro auspicio è quello di creare una compagnia che possa girare, come capita per la compagnia della Fortezza a Volterra. Stiamo cercando di mettere insieme il desiderio di tutte quelle persone che vogliono migliorare questa condizione dura di mancanza di libertà. Parallelamente, all’interno della Vetreria, abbiamo attivato un corso dedicato a quegli uomini, a quelle donne che hanno vissuto un’esperienza carceraria.»
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