Sanità, scuola, trasporti, bonifiche. Alessandra Todde scopre le carte: «Soru? Il dialogo resta aperto, ma basta scherzi»

Dallo strappo con gli esponenti del progetto guidato da Renato Soru e dei Progressisti, alla grave crisi della sanità, dei trasporti e della scuola, con uno sguardo allo sviluppo economico e al futuro dell’isola sino al nodo delle servitù militari e dello sfruttamento del suolo: Alessandra Todde, esponente di punta del Movimento 5 Stelle e candidata presidente del Campo largo alle prossime elezioni per la presidenza della Regione, è intervenuta questa mattina ai microfoni di Extralive per una lunga intervista sui temi caldi del momento.

Il Campo largo si è leggermente ristretto, ma si cercherà di ricompattarlo. Sarà un po’ questo l’obiettivo principale di questi giorni?

Sì, la coalizione è una coalizione forte, viva, si sta arricchendo di nuove forze. Abbiamo avuto nuovi ingressi anche la settimana scorsa. Negli ultimi giorni ho partecipato a tre assemblee: quella di Demos, quella di Orizzonte Comune, quella del Movimento 5 Stelle e diversi eventi di altre forze di coalizione. Oggi sarò a Nuoro con un evento dell’alleanza Verdi e Sinistra. Vedo tanto entusiasmo e passione e voglia di rifondare proprio la Sardegna. Quindi sicuramente ci sarà una porta aperta per chi vorrà contribuire a questo percorso.

Si sta parlando molto di questi gruppi e partiti. Forze, insomma, che sostengono la sua candidatura. Ma non tutti questi non si tradurranno in liste elettorali: quali pensa che saranno le liste elettorali?

Noi abbiamo costituito una cabina per aiutare le sigle che sono all’interno della coalizione a coordinarsi nel modo più efficace, proprio perché sappiamo che è è è importante il numero delle liste. Stiamo ragionando su una decina di liste. La cosa sostanziale e che ai cittadini sia quello che importi è il programma. Noi domani avremo un incontro di coalizione con i coordinatori del tavolo che hanno portato avanti un lavoro veramente epocale, del quale si sa pochissimo.

Perché di questi centocinquanta saggi che lavoravano al programma, noi ci abbiamo anche ironizzato, se ne parlava da un mese e mezzo, ma nessuno sapeva niente.

Il programma lo vedrete prestissimo. Io ho ricevuto la base programmatica pochi giorni fa, quindi chiaramente ho dovuto avere il tempo di vederla, di di studiarla e anche di portare il mio contributo che sarà di discusso domani.

Ci sono dieci pilastri, cinque assi programmatici per pilastro e centocinquanta azioni progettuali che da domani in poi noi vorremmo declinare sul territorio. E in che modo? Stiamo organizzando sessanta tappe su tutta la Sardegna, con un format di questo tipo: la mattina incontreremo i portatori di interesse locale e il pomeriggio faremo assemblee con i cittadini. Incontreremo chiaramente anche i portatori di interesse regionale come i sindacati piuttosto che i datoriali più grandi, perché deve essere ovviamente un percorso condiviso.

Ma non poteva esserlo già in partenza un po’ più condiviso? Nell’era di internet e dei social non c’era la possibilità di elaborare questo cantiere del programma, anche in modo che fosse visibile in progress e che la gente potesse dare dei contributi? Così arriva a busta chiusa un po’ come la candidatura.

Nessuna busta chiusa, è una base programmatica. Il programma sarà discusso sul territorio: noi saremo ovviamente aperti a ricevere cambi di priorità, a ricevere contributi, a ricevere spunti dai territori e anche, ovviamente, da chi rappresenta gli interessi dell’isola.

Chiaramente noi porteremo il nostro contributo e le nostre soluzioni, e io direi che c’è una bella differenza rispetto invece a contesti in cui il programma è preconfezionato e chiuso. Però relativamente al programma, visto che non se ne parla, c’è una cosa che mi preme dire: quello che abbiamo cambiato è proprio il fatto di non avere più compartimenti stagni. Quindi non più soluzioni chiuse sull’energia, sui trasporti, sulla sanità, ma una visione integrata, con un cittadino al centro che possa vivere non soltanto a Cagliari con soddisfazione, ma anche nelle zone più periferiche della Sardegna. Io che vivo a Cagliari e anche a Nuoro e mi sposto in continuazione vedo una differenza sostanziale tra come si vive nelle diverse zone dell’isola e secondo me questo è un tema su cui dobbiamo dare delle risposte chiare. Si parla sempre anche di temi e di idee nuove: ci sono quattro cose che vorrei portarvi come spunto, poi ce ne saranno molti altri, discussi nel programma. Dovremmo sicuramente investire sulle nuove generazioni di sardi. Una legge quadro sull’istruzione è vergognoso che non sia stata fatta prima. Abbiamo non soltanto lo statuto che ce lo permette, ma una sentenza della Cassazione.

In questo siete all’unisono con Soru, che va a parlare dell’importanza del tema della conoscenza e dell’importanza di una legge sulla scuola.

Questo ovviamente mi fa piacere, perché credo che sia un bisogno sentito ed una cosa che la nostra isola ha necessità di cambiare. Per me è stato vergognoso che noi siamo una regione autonoma e non ci siamo minimamente permessi di disturbare il manovratore intervenendo sul taglio delle autonomie scolastiche: abbiamo la dispersione scolastica più alta d’Italia.

Il secondo punto è la situazione sanitaria che penso che parli da sola, con il disastro che tutti i giorni registriamo. Vi voglio fare un esempio pratico. A me piace girare con i mezzi pubblici: rientravo con un pullman da Nuoro a Cagliari la settimana scorsa…

Cioè ha avuto il coraggio di prendere un pullman dell’ARST?

Io li prendo sempre, perché io credo che il modo migliore sia veramente sperimentare come vivono le persone normali. Noi siamo, devo dire, a volte anche privilegiati. Abbiamo ovviamente i mezzi che altre persone non hanno, ma fare un bagno di realtà credo che serva a tutti. E comunque in questo pullman ho incontrato una coppia di signori di Tonara. Lui aveva ottantanove anni e lei ottantaquattro: il Cup li ha mandati a fare una visita specialistica a Iglesias. Ecco, credo che questo sia l’emblema della vergogna che noi stiamo vivendo. Sulla sanità a me piacerebbe investire su un ospedale pediatrico che possa essere un’eccellenza. Ho ascoltato qualche settimana fa le parole dell’assessore Doria, che dal mio punto di vista sono state incredibili. Lui dice che per i costi è meglio mandare i nostri bambini con i voli in continente. Ma non considera che ci sono le famiglie che devono seguire, che ci si distacca dalle reti di supporto, e che noi dovremmo avere il diritto di essere curati qua e soprattutto i nostri bambini dovrebbero avere il diritto di essere curati in Sardegna.

Parliamo non solo di sanità ma anche di scuola: che cosa ci dovrebbe essere scritto in questa legge quadro?

Intanto bisognerebbe fare in modo di rafforzare quelle che sono le piccole scuole nei territori. Dobbiamo fare in modo che i diritti universali, come l’istruzione, come la sanità, tornino ad essere i diritti universali. Anche se vivo ad Aritzo, a Tonara, se mi capita qualcosa voglio essere presa in carico immediatamente dal punto di vista sanitario. Questo come si può fare? Si può fare, ovviamente riorganizzando la sanità ospedaliera e territoriale, cercando di investire, incentivando diversamente i medici di base. Se un medico di base ha la libertà di scegliere di stare in un territorio anche ricco dal punto di vista di vita sociale o di soddisfazioni economiche come Cagliari, secondo voi cosa sceglie? È chiaro che bisogna cambiare questo tipo di politica, ma bisogna soprattutto anche ricostruire i presidi territoriali che sono stati distrutti. Io devo avere la possibilità di non essere mandato ad Iglesias se vengo da Aritzo, da Desulo, da Nuoro per fare delle analisi, ma devo poterlo fare vicino a casa mia. Non è un tema di risorse: di risorse ce ne saranno in abbondanza. È un tema di progettualità: e va detto molto chiaramente che io non sono disponibile, così come non lo è la coalizione, a imbarcarci sull’ennesima riforma sanitaria. Vanno fatte funzionare le cose subito perché i cittadini hanno necessità di risposte immediate. Dopo potremo pensare a far funzionare meglio quello che non funziona. In questo momento, un’ennesima riforma, i sardi non la capirebbero. Serve ricostruire la medicina territoriale. Questa è veramente una cosa che è mancata, manca ed è utile. E poi chiaramente bisognerà riorganizzare gli ospedali. Siamo contrari alla chiusura anche dei piccoli ospedali, che chiaramente devono trovare una una vocazione differente, devono essere presidi del territorio. Però non si può desertificare la sanità territoriale e pensare che tutto si risolva in ospedale. Questa centralizzazione che è stata pensata e funziona per alcune cose, come la programmazione che va fatta in maniera centralizzata, non va bene per temi che sono ovviamente territoriali.

Si deve cambiare la filosofia e ricordarci che la sanità è un servizio ed un diritto dei sardi e anche dei cittadini italiani. Non si può pensare solo all’efficienza: soprattutto nelle ultime giunte si è pensato all’efficienza, al taglio dei costi, a trattare le aziende sanitarie come se fossero delle aziende private in cui il profitto è la cosa più importante. Noi dobbiamo pensare al fatto che stiamo erogando un servizio con le tasse dei cittadini.

Ecco, secondo lei si spende troppo nell’ambito sanitario per sostenere il privato? E in che modo si potrebbe cambiare questo equilibrio? Cosa pensa del Mater Olbia?

Siamo ovviamente contrari al fatto che ci sia questo spostamento continuo verso verso la sanità privata. Chiaramente la sanità privata è utile nella misura in cui sono investimenti fatti per arricchire il contesto complessivo, ma questo non significa mortificare la sanità pubblica oppure sostenere la sanità privata a discapito della sanità pubblica.

La sanità pubblica deve essere ovviamente sostenuta e fatta crescere. Se ci sono degli investimenti sulla sanità privata devono essere arricchenti, sicuramente non un tema sostitutivo rispetto alla sanità privata.

Entriamo su temi economici, anche perché lei ha dei trascorsi importanti nel governo “Conte due” prima e poi nel governo Draghi. Nella sua attività di viceministro, all’economia ha avuto modo di affrontare alcune delle vertenze. calde che riguardano la Sardegna. Ha avuto modo di portare a casa qualche risultato importante, e cosa c’è da fare, in particolare nell’ambito soprattutto dell’industria della riconversione di alcune realtà?

Durante i due governi ho avuto quello che si dice l’ufficio rogna allo sviluppo economico, cioè la gestione delle crisi industriali e sono orgogliosa. Sulla ripartenza della filiera dell’alluminio che era considerata ed è considerata strategica per il governo, sono riuscita a chiudere un contratto energetico come non si è mai visto e quindi ho posto le basi per la ripartenza della produzione di alluminio primario in Sardegna. Ho gestito anche la vertenza Conad che prevedeva la chiusura dei supermercati e non c’è stato un singolo licenziamento in Sardegna. Ho gestito il tema di Porto Torres per quanto riguarda la chimica verde, ma lì si apre un tema, e questo vale anche per il Sulcis, dove è necessario definire nuove politiche: noi abbiamo un contesto in cui dobbiamo porci un tema che è legato alla competitività. Siamo un’isola ed è chiaro che dobbiamo considerare il costo dell’energia, il costo della logistica, il costo del lavoro, il fatto di poter avere formazione e risorse umane che possano essere formate correttamente, quando si parla di politica industriale per la Sardegna. Bisognerà essere anche coraggiosi: per esempio c’è una cosa che io vorrei che diventasse un cavallo di battaglia per la nostra isola. Noi siamo la seconda regione più inquinata d’Italia in termini di territori: abbiamo quarantaseimila ettari, tra poligoni, poli industriali e territorio compromesso. Ecco, sarebbe bello che in Sardegna ci fosse un centro non europeo ma mondiale per quanto riguarda la ricerca, la tecnologia, le start-up legate alle bonifiche, perché questo darebbe posti di lavoro, aiuterebbe a mantenere conoscenza nella nostra isola, ma soprattutto darebbe una prospettiva di miglioramento del territorio.

Bisognerebbe dirlo al ministro Crosetto, che ha detto che dalla Sardegna l’esercito non andrà via, anzi rafforzerà la propria presenza.

Io voglio far notare come si è comportata la giunta precedente, che dal mio punto di vista è incredibile. Voi sapete che da Statuto sardo il presidente della Regione può sedersi in Consiglio dei ministri quando ci sono temi della temi che riguardano la Sardegna e chiaramente noi non li abbiamo mai visti. E nella commissione paritetica che deve discutere dei temi che sono legati alle servitù militari e agli accordi che vengono fatti, Solinas non si è mai visto. Ma se siamo un mondo che sta andando sempre di più verso la simulazione, ci sono ovviamente nuovi accordi da prendere per fare in modo che il che la Sardegna sia molto meno vessata dal punto di vista dell’impatto sul territorio. Questi temi devono essere negoziati, devono essere anche portati alla conoscenza dei cittadini e c’è un percorso che deve essere fatto. Invece mi sembra che non sia stato tema di discussione.

Veniamo anche al nodo politico, perché – non ce lo possiamo nascondere – in questo momento il centrosinistra è diviso. Ci chiediamo in che modo intendiate risolvere il problema. A Sassari fare campagna elettorale sarà difficile perché i rappresentanti dei 5 Stelle sono comunque rimasti a sostegno della giunta di Nanni Campus.

Su questo è bene fare chiarezza. Noi siamo entrati in giunta a Sassari nel 2021, però abbiamo votato uno statuto chiarissimo nel 2022, che dice che noi siamo – senza se e senza ma – nel campo progressista. Il nodo sassarese è stato affrontato in questi mesi chiaramente cercando una soluzione senza strappi, perché gli strappi sono dolorosi e noi chiaramente volevamo evitarlo. Questo non è stato possibile. Il nostro coordinatore Ettore Licheri è stato chiarissimo nei suoi comunicati nei giorni scorsi: quei consiglieri comunali sono, lo dico proprio in maniera pubblica, sono fuori dal Movimento 5 Stelle.

Ma la gente rimane basita a vedere dei signori che indossavano la vostra maglia e che oggi invece si ritengono dei battitori liberi, cioè non dà affidabilità a una classe dirigente così.

Chiaramente i componenti delle classi dirigenti fanno anche delle scelte personali, ci sono persone che sono state nel Partito Democratico fino all’altro giorno che hanno contribuito a votarlo e sono uscite senza problemi. Anche noi abbiamo fatto delle scelte: il Movimento 5 Stelle è nel campo progressista e vogliamo fare una campagna elettorale che possa essere coerente, ed è importante essere chiari e non ambigui. Il Movimento 5 Stelle sta e farà campagna elettorale per Sassari nel polo progressista in maniera coerente. Stiamo costruendo un progetto di rifondare la Sardegna per i prossimi vent’anni. Lo stiamo facendo nel polo progressista nell’ambito del centrosinistra in maniera chiara e non ambigua.

Però è altrettanto vero che state lasciando fuori o sono rimaste fuori buone fette di area progressista che in questo momento non si riconoscono in questo percorso o nel metodo. Dite di essere coerenti però bisognerà capire come recepirà la cosa quella parte dell’elettorato che sta denunciando di sentirsi escluso da un processo. Lei la settimana scorsa avrebbe dovuto incontrarsi con Soru e questo poi non è avvenuto. Non era meglio andarci a quell’appuntamento?

Su questo voglio essere chiarissima: se si definiscono gli incontri e si cambiano all’ultimo momento le regole, tendendo degli agguati, questi non sono incontri. Io e la mia coalizione non siamo assolutamente disponibili a prove muscolari, a corride dove ci sono pentole e c’è l’applausometro. Questo non fa bene alla Sardegna. Gli incontri devono essere condivisi, non imposti. Io onestamente, credo che il bullismo lo lasciamo ad altri e credo che sia importante dire che resta piena disponibilità al confronto.

Mi sono confrontata con Soru già a febbraio di quest’anno, quando non si parlava neanche di candidature e non ho avuto problemi a dire a lui direttamente che cosa pensavo dell’operato della sua giunta e di quello che pensavo che fosse la mia visione di Sardegna. Ma quando si organizzano gli incontri e soprattutto quando si trasforma un incontro privato in un “O.K. Corral”, credo che sia importante prendersene anche la responsabilità.

Noi siamo persone serie e i confronti devono essere fatti in modalità seria, non semplicemente per cercare di intrappolare le persone. Per quanto riguarda i Progressisti, vorrei sottolineare che hanno fatto col tavolo di coalizione tutto il percorso e sono usciti all’ultimo incontro. Hanno affrontato insieme al tavolo di coalizione il tema delle primarie, quando la coalizione ha deciso di non utilizzare le primarie, discutendone con tutte le forze politiche e discutendone sia internamente che esternamente. Sono rimasti dal tavolo, hanno contribuito a definire i criteri di scelta del candidato, hanno partecipato a tutti gli incontri relativi al programma.

Aspettavano che iniziasse una discussione vera sulle candidature, che invece non è mai iniziata: è arrivata una candidatura in qualche modo blindata.

Questo lo dicono loro. Io credo che la discussione al tavolo ci sia stata e lo dimostra il fatto che le altre forze politiche e la maggioranza delle altre forze politiche siano rimaste serenamente al tavolo a discutere. Quando ci si siede a un tavolo, si definiscono delle regole.

Queste regole vengono portate avanti in maniera democratica, e quando ci si tira fuori perché non si è d’accordo col risultato della maggioranza a casa mia si chiama mancanza di democrazia.

Quindi lei conferma che a quel tavolo si sono discusse altre candidature c’è stato una un esame approfondito su altri nomi?

Io so che in quel tavolo sono state definite delle regole, dei criteri ed un percorso. Io al tavolo non c’ero, sono stata chiamata quando è stata fatta sintesi sul mio nome. Questo chiedetelo a chi ha partecipato.

L’abbiamo chiesto a quelli che abbiamo sentito, e la sensazione che abbiamo avuto è che non ci sia stata una discussione approfondita né sul metodo e né sul merito delle persone da indicare come presidenti della regione.

La maggior parte delle forze di maggioranza che, ribadisco, sono la maggioranza delle forze che erano a quel tavolo, la pensano diversamente.

Noi interpretiamo anche quello che che sentiamo da dalla gente, dai nostri ascoltatori, dalle decine di messaggi che ci arrivano ogni giorno, e abbiamo parlato con molti dei protagonisti: la sensazione che abbiamo avuto è che non sia stato un percorso in cui si è discusso specificamente sui nomi o sulle varie, diciamo i profili dei candidati presidenti. A un certo punto è arrivata una una proposta che sembrava una proposta su cui c’era già un accordo ed è passata quella.

Faccio una domanda: lei pensa che undici forze politiche (perché la dodicesima si è aggiunta dopo che c’è stata sintesi) di cui alcune profondamente sarde, siano disponibili a farsi prendere per il naso in un percorso precostituito? Io credo di no, quindi non è questo il punto.

Però stiamo parlando anche di gruppi che probabilmente non riusciranno a mettere su neanche una lista elettorale, quindi pensare che determinino chissà cosa ci sembra un po’ eccessivo. Ha provato a cercare un incontro con Graziano Milia?

Graziano Milia l’ho incontrato, è stato un confronto assolutamente cordiale. Ci siamo visti il giorno dell’incontro con Soru, nel pomeriggio. Come vede, gli incontri privati possono essere mantenuti privati serenamente senza annunciarli.

Basta non annunciarli prima.

La cosa importante è che sì, ci siamo confrontati. È stato un un buon incontro e credo che ci siamo messi in discussione sulle rispettive visioni. È un dialogo che è iniziato e che sicuramente continuerà.

Anche da Graziano Milia sono arrivate pesanti critiche sul metodo che è stato seguito al tavolo del Campo largo nella selezione delle candidature.

Lui era seduto al tavolo? Non credo. C’è una cosa che veramente non riesco a capire: io non mi permetto di criticare il tavolo di coalizione, ma vedo che persone che non erano sedute al tavolo di coalizione sanno perfettamente che cosa è avvenuto.

Ma quelle persone avrebbero avuto diritto a essere sentite e invitate a quel tavolo perché fanno parte del patrimonio della sinistra sarda. Stiamo parlando di Renato Soru e di Graziano Milia.

Vorrei ricordare una cosa: Renato Soru durante il tavolo di coalizione mi sembra che fosse seduto nelle file del PD. Mi sembra che il Partito Democratico abbia fatto assemblee, direzioni, segreterie: e mi sembra che uscire sbattendo la porta nel momento in cui non si accetta un percorso all’interno del proprio partito, non sia esattamente democratico.

Soru ha detto in un’intervista ai nostri microfoni che lui a quel tavolo non è mai stato invitato.

Questo lo chiedo a voi perché forse mi potete aiutare a comprendere meglio. Io sono del Movimento 5 Stelle: nel momento in cui io faccio parte di una forza politica, per quale motivo, se c’è già il mio partito a quel tavolo dovrei avere il titolo di sedermi a quel tavolo di coalizione? La stessa cosa vale per me e vale anche per Renato Soru: dal momento in cui ha annunciato di voler fondare una forza politica sua sarà sicuramente un interlocutore politico. Lui non è il nostro avversario politico, il nostro avversario politico è il centrodestra e la coalizione si deve assolutamente concentrare su questo.

Il resto sono cose che credo interessino molto poco ai cittadini.

Ecco, sul fronte della continuità territoriale qual è l’idea, ci dica qualcosa di sinistra che si potrebbe fare in un mese.

Beh, intanto guardiamo i numeri: noi spendiamo sulla continuità territoriale venticinque euro, la Francia ne spende trecento per la Corsica e la Spagna duecento per le Baleari. Il modello va cambiato e va cambiato in un modo semplice va cambiato lasciando il mercato, chiaramente con una governance della Regione, durante i mesi estivi (perché chiaramente c’è competizione tra le compagnie aeree, ci sono voli e quindi il mercato regge) e va ovviamente supportato nel momento in cui non c’è mercato. Nei mesi in cui il contesto cambia lo si deve fare intervenendo sulle compagnie aeree e sulle rotte. La Regione non ha mai detto nulla relativamente alla gestione e alla programmazione delle rotte, cosa che invece può fare. Quindi questo modello deve essere cambiato. Io credo poco ad avventure rispetto a compagnie regionali, perché non c’è il mercato per reggerle e abbiamo già dato.

Per me è stato indegno che Solinas abbia detto di aver risparmiato dodici milioni sulla continuità territoriale nell’ultimo bando. Se non paghiamo non abbiamo servizi: è necessario finanziare la continuità territoriale e questo avviene sia con i fondi sardi sia con i fondi del governo centrale. Proprio per capirci, nella scorsa finanziaria io ho proposto un fondo, che è stato approvato tra l’altro da tutte le forze politiche, per finanziare la continuità territoriale. Un fondo che voleva essere un contenitore, con una cifra simbolica di venticinque milioni in tre anni, quindi pochi soldi, ma che poteva essere rifinanziato: la Regione l’ha impugnato. Se l’atteggiamento nei confronti dello Stato che deve supportare la Regione e che deve costruire un nuovo modello è questo, sicuramente non si va da nessuna parte.

Ringraziamo Alessandra Todde e ci risentiamo tra qualche settimana, nella speranza che nel frattempo siate riusciti a ricucire la frattura.

Ci proviamo e siamo ovviamente disponibili perché crediamo che la Sardegna unita sia quello che vogliono i cittadini sardi.

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