«Quando si ha la responsabilità politica di una pandemia così grave si dovrebbe avere almeno il dovere della serietà istituzionale. La Regione Sardegna sapeva da giorni cosa stava trasmettendo a Roma. Avrebbe quantomeno dovuto informare i ristoratori, che convinti di andare incontro al primo weekend “tutto aperto”, hanno comprato migliaia di euro di merce che sono finiti in freezer se non nella spazzatura.» Non si ferma la polemica sulla gestione dell’emergenza Covid in Sardegna e sui nuovi posti letto di terapia intensiva inaugurati a Sassari a ridosso del passaggio della Sardegna in “zona arancione”. Alessandra Carta, giornalista di SardiniaPost è intervenuta ai microfoni di Extralive mattina per fare il punto della situazione e chiarire i motivi che hanno portato l’isola a nuove restrizioni: «Non basta inaugurare un nuovo reparto per renderlo operativo. Sabato hanno inaugurato materassi. Un letto diventa posto-letto (e quindi valido ai fini sanitari) quando vengono assunti medici e infermieri. La legge 109 del 1988 fissa il cosiddetto standard ospedaliero che si costruisce su blocchi da 8: per il primo blocco servono 12 medici e 24 infermieri, mentre per i successivi i medici scendono a 5 e gli infermieri restano 24. Ricordiamo che in terapia intensiva serve una copertura giornaliera di 24h, ecco perché serve tanto personale, soprattutto infermieristico. In Sardegna, nei giorni in cui Roma ha deciso il nostro declassamento, avevamo le terapie intensive al 31%, appena un punto sopra la soglia massima. In Sardegna però ci sono focolai nelle RSA, e noi ben sappiamo che le persone anziane sono quelle più esposte a complicanze da Covid. Una percentuale altissima di queste persone avrà bisogno della terapia intensiva: ecco perché il 31% sardo diventa già un valore di massimo allarme. Il presidente Solinas e l’assessore Nieddu però hanno omesso di raccontare la questione legata alla trasmissione dei dati sul Covid: […] sulla tabella del report, la Sardegna aveva un valore molto basso, ma quei dati sono stati spediti con forte ritardo. L’Istituto Superiore della Sanità ha infatti inserito un “asterisco” su questo valore precisando che non poteva essere considerato attendibile…»
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