Se fossi presidente… – Enzo Favata: «Collegherei la Sardegna, all’interno e con il mondo»

Enzo Favata

Cosa sarebbe importante che l’amministrazione regionale facesse per migliorare le condizioni della nostra isola? Imprenditori, artisti, esponenti dell’associazionismo e della società civile ci raccontano la loro visione, attraverso idee, sogni e proposte concrete. Sulle frequenze di Radio X, con la rubrica “Se fossi presidente” diamo voce ai nostri ascoltatori per cercare di immaginare insieme il futuro della Sardegna.


La continuità territoriale e i collegamenti interni all’isola, un tema centrale per lo sviluppo della Sardegna: l’ospite del terzo appuntamento con la rubrica “Se fossi presidente” è Enzo Favata, ideatore del festival “Musica sulle Bocche” e rinomato musicista jazz con una carriera che spazia dall’Europa all’America Latina, che negli anni ha saputo trasformare la sua passione per la musica in un veicolo per il dialogo interculturale e l’innovazione. Da visionario culturale a ipotetico leader regionale, in un twist creativo ci ha raccontato cosa farebbe se fosse investito del potere politico come presidente della regione.

Se fossi presidente quale sarebbe la prima cosa che faresti per quest’isola?

La collegherei col mondo. Perché ancora oggi siamo scollegati. È assurdo che la Sardegna sia in questa situazione, dobbiamo collegarla perché altrimenti è un disastro: serve una possibilità seria di continuità territoriale con tutto il mondo. Se io fossi presidente della Regione la prima cosa che farei è collegare la Sardegna anche al proprio interno. Ricordiamoci che se prendiamo un treno, da Cagliari a Sassari ci vogliono tre ore. Viaggiando un po’ in tutto il mondo, ho avuto modo di vedere un po’ di più le problematiche che ci sono in giro in isole anche più piccole della nostra. Muoversi costa sempre tanti soldi, come se fossimo una merce prelibata. Se vogliamo ritenerci italiani, è necessario che cambi qualcosa. I trasporti sono un veicolo anche per il lavoro: perché se ci sono più collegamenti, sia esterni che interni, la mobilità apre nuove possibilità. In Cina, in dieci anni hanno collegato un territorio rurale totalmente disallineato e non collegato alle grandi città e la gente si può permettere di fare in treno trecento chilometri in un’ora.

Tu sei uno degli artisti sardi che viaggiano e suonano di più all’estero. Quanti concerti fai ogni anno in giro per il mondo? Il sistema dello spettacolo e della cultura sarda di cosa avrebbe bisogno?

Quest’anno, ho fatto un calcolo, sono stato 220 giorni lontano da casa. Servirebbe una legge che consentisse una programmazione. Da presidente riunirei in un unico capitolo il finanziamento dello spettacolo, che oggi è un ibrido tra cultura e turismo. E come succede col fondo unico dello spettacolo, inserirei una competitività e un’azione di vigilanza sulla qualità, sugli obiettivi: come i posti di lavoro creati, la visibilità, fatturato, parametri certi. Da presidente della Regione darei indicazioni ai due assessori, alla Pubblica istruzione e al Turismo, di unificare, per esempio, i sistemi di valutazione, i criteri di rendicontazione. Oggi ognuno ha il suo.

I jazzisti fanno così: riescono a organizzare il caos, sentono un accordo e riescono a prevedere quello che arriverà...

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