Lavoro e integrazione all’interno degli istituti penitenziari – intervista con Anna Tedde

Un lavoro importante, che negli anni ha portato all’inserimento di 50 giovani e che nonostante le tante difficoltà e le rigide regole degli istituti penali, coinvolge i giovani detenuti in un lavoro socialmente utile che consente loro di avere uno stipendio, imparare una professione e sentirsi parte di un progetto: è una bella storia di impresa femminile e innovazione sociale quella della cooperativa Elan, che dal 2012 si occupa della lavanderia all’interno dell’istituto penale per minori di Quartucciu, e che dopo aver vinto un importante bando nazionale, avrà la possibilità di coinvolgere in questo progetto anche i detenuti del carcere di Uta. Ne abbiamo parlato a Extralive mattina con Sergio Benoni e Giovanni Follesa e con Anna Tedde, che insieme a un team di ragazze, Benedetta Stagno, Teresa Marcher, Elenia Carrus e Sara Uroni, si occupa di questo progetto.

«Inizialmente collaboravamo con la lavanderia industriale Nivea di Macchiareddu, poi abbiamo iniziato a partecipare a gare d’appalto e attualmente gestiamo anche il lavaggio degli indumenti dei Vigili del fuoco: a breve ricominceremo a occuparci degli indumenti dei Vigili urbani del Comune di Cagliari. È importante ricordarsi che il ruolo del carcere deve essere innanzitutto rieducativo. […] all’interno del carcere senti la sofferenza, perché essere privati della libertà è una delle cose peggiori che ti possano capitare. Noi cerchiamo di portare una ventata di aria fresca, una speranza. Tutti possiamo sbagliare, è giusto pagare ma si può costruire insieme qualcosa, perché poi, una volta fuori, saremo persone migliori.»

info / Cooperativa Elan su facebook

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