“Le vite degli individui sono rette parallele che s’incontrano all’infinito, in un orizzonte illusorio, sono impulsi che corrono avanti e indietro, s’inseguono, talora s’intravedono o si sognano reciprocamente, più spesso si mancano. María è una mite casalinga di un barrio povero di Buenos Aires, vedova di un muratore di origini italiane. Gli uomini che hanno preso il potere in Argentina hanno fatto sparire i suoi due figli, i gemelli Pablo e Miguel, insieme a tante altre persone dissolte nel nulla. María cerca una risposta, vuole la verità, e per questo viene imprigionata, torturata, esiliata. La sua vicenda si sovrappone a quella di Mercedes, figlia e moglie di due militari di quella giunta che reprime nel sangue ogni forma di opposizione. Anche Mercedes è madre di due gemelli, Nacho e Mari. I bambini le sono stati consegnati alla nascita, figli di un’attivista politica arrestata e poi scomparsa. Sono cresciuti in una famiglia che non è la loro, all’oscuro di tutto.”
Le strade di Buenos Aires, la sua musica, la storia della repressione in Argentina e dei 30.000 “desaparecidos”, uomini e donne fatti sparire dal regime tra il 1976 e il 1982, in un libro che attraversa l’intreccio di vite tra le madri di Plaza de Mayo e quelle dei figli degli scomparsi, affidati alle famiglie dei militari e privati della propria identità. È questa la storia de “L’ultima madre“, secondo romanzo dello scrittore Giovanni Greco, edito da Feltrinelli, libro del 2014 che da alcuni anni gira l’Italia anche nelle vesti dell’omonimo spettacolo teatrale.
Ne abbiamo parlato in studio con Sergio Benoni, con l’autore Giovanni Greco e con Nicola Simeone del Teatro del Sale, organizzatore della rassegna “La rivoluzione (in)finita, movimenti paralleli”.
info / Teatro del sale
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