Mala movida e tavolini, quali soluzioni per le vie del centro? Frongia, Confcommercio: «Miope prendersela solo con i locali, usiamo buonsenso e tecnologia»

«Cagliari è cambiata, è cresciuta, è cambiato il tipo di offerta ed è giusto che venga normato in maniera differente. Non parliamo più di locali che fanno discoteche nel centro, ma di piccoli intrattenimenti musicali. Il regolamento è obsoleto e va rivisto, sempre nel rispetto dei residenti e delle parti sociali, ma anche in visione di quella che deve essere l’esperienza. Il caso del Florio è emblematico: c’è stata una violazione, ma le norme devono educare, non devono distruggere le attività.»

Emanuele Frongia, presidente regionale della FIPE Confcommercio è intervenuto questa mattina ai microfoni di Extralive per ragionare sui regolamenti per gli esercizi commerciali del centro e sulle possibili soluzioni da adottare per far convivere le esigenze di residenti e attività commerciali: «Va fatta una riflessione attenta ed equilibrata, con regolamenti che siano calati all’interno della situazione reale. Non si può parlare di città turistica se alle 17 all’interno di un’attività non si può fare della musica. Sulla base della normativa nazionale, che ha fissato dei limiti già dopo le 22, si sta decidendo che entro l’una i locali debbano togliere i tavoli dalle strade. Una misura che troviamo anacronistica, che non valuta la possibilità di innovazioni tecnologiche come i tendoni fonoassorbenti o l’introduzione di steward e che contestualizzata all’interno della città ci sembra inutile, a meno che non si voglia una città totalmente silenziosa. Prima di parlare di riduzioni di orari è necessario affrontare problemi come quello della mala movida. Non si può ridurre tutto il problema alla presenza dei tavolini dei locali. Nel Corso ad esempio, gran parte delle attività sono pizzerie e ristoranti che è difficile che continuino a tenere i tavolini oltre l’una: ciò che genera il rumore in queste vie è legato ad altri fenomeni, ed è molto miope prendersela con le attività e non gestire tutto il resto. In piazza San Sepolcro non c’erano i tavolini, ma i ragazzi si riunivano comunque. Non si può far scomparire la vita da una città, a meno che l’obiettivo non sia farla diventare un dormitorio. Serve buonsenso, servono soluzioni intelligenti e la tecnologia ci può venire in aiuto.»

ASCOLTA L’INTERVISTA COMPLETA