Un noir tra i palazzoni del CEP: Lorenzo Scano a Radio X!

“Hanno tra i sedici e i diciassette anni e non permettono a nessuno di dire che l’adolescenza è la più bella età della vita. Non lo è per Davide, che ha perso il padre ed è cresciuto al CEP, sul lato sbagliato di Cagliari, prima di finire al minorile per una storia di lame. Non lo è per Chanel, che si vergogna del proprio nome e dal CEP è andata via grazie all’uomo che l’ha messa al mondo: Marione Santorsola detto su Becchinu. Vecchia gloria del pugilato e leggenda della piccola malavita, Marione ha chiuso col passato e ha aperto una palestra poco fuori dal quartiere. Ma l’adolescenza è complicata pure per Filippo, un rampollo di buona famiglia, che ha il vizio della coca, frequenta delinquenti di periferia e si atteggia a balordo. Davide boxa e sogna di tirarsi fuori dal CEP a furia di pugni. Chanel ha imparato a boxare dal padre e sogna di diventare scrittrice. Filippo sogna l’ultima “miss Cagliari” e dovrà imparare a combattere. Basta un niente e le vite dei tre deragliano. Tutti hanno un conto da regolare: Davide con il tipo che ha accoltellato, Filippo con quelli che credeva amici e invece l’hanno fregato, Chanel con le coetanee ricche che la disprezzano.”

Un noir tagliente che racconta le vite dei cagliaritani nati in quelle periferie dove è più difficile sognare, accompagnato da una colonna sonora hip hop e rap old school: nelle librerie arriva “Via libera”, ultimo romanzo di Lorenzo Scano, edito da Nero Rizzoli. Il giovane scrittore cagliaritano è stato ospite di Extralive mattina, con Sergio Benoni e Giovanni Follesa, per raccontarci la storia di questo romanzo: «Arrivare a scrivere un libro con questi temi è stato un processo molto naturale: a Cagliari, se si parla di microcriminalità si parla di droga e di baby gang. Per quanto riguarda il linguaggio mi sono divertito a creare degli innesti di sardo e slang cagliaritano con qualche neologismo un po’ particolare. Oggi per fortuna il CEP è un quartiere molto diverso da quello degli anni ’90. C’è anche tanta boxe nel libro, uno sport che mi appartiene. Ho cercato di raccontarlo, immaginandomi la vita in una palestra di via Castiglione che raccoglie i ragazzini del circondario.»

Una passione nata in soffitta: «A circa 10-11 a casa di mio nonno salivo la domenica in mansarda a frugare tra vecchi scatoloni di libri gialli. Quelle copertine con pistole e ville immerse nel buio mi hanno fatto nascere il desiderio di diventare uno scrittore. I primi raccontini li ho scritti a mano sulle pagine dei quaderni di scuola. Oggi vivo il sogno di un bambino.»

Il giovane scrittore cagliaritano si è soffermato anche ruolo della musica e delle serie tv nell’inviare messaggi ai giovani: «Se noi (adulti, ndr) guardiamo la serie “Gomorra”, non ci viene voglia di andare in giro a sparare come Ciro, contestualizziamo e capiamo. Un ragazzino di 11 anni che magari la guarda da solo si esalta e se non ha gli strumenti per capire può maturare il desiderio di emulare quei personaggi. Il problema non è la serie o la musica reggaeton, ma è il contesto in cui viene guardata o ascoltata. In questo libro ho tentato di non idealizzare e non criminalizzare certi ambienti.»

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