Dal Poetto a Wimbledon: un caffè a Radio X con Luisanna Fodde

«Mio padre fece una pazzia: si trasferì con tutta la famiglia in una casa estiva al Poetto. Non c’erano fogne, c’era l’umidità, c’erano i topi. Ma c’era anche una grande libertà, che oggi non esiste più». A raccontarlo ai microfoni di Un caffè a Radio X, ospite di Ilene Steingut, è Luisanna Fodde: ex docente universitaria, anima del Tennis Club di Monte Urpinu e, soprattutto, storica abitante del Poetto: «Negli anni ’60 eravamo una delle pochissime famiglie a vivere lì tutto l’anno. Il viale dei Villini era senza traffico, si giocava a pincaro in mezzo alla strada, mia madre ci chiamava per la merenda dal cancello…». E poi i compleanni con i vicini, le “bambine della Nato” con i loro abiti eleganti, le casette in legno dei pescatori davanti al pontile, la pesca dei polpi a mani nude nella secca davanti a Marina Piccola: «Il Poetto era nostro, bianco, libero, meraviglioso».

Accanto ai ricordi c’è anche una storia di passioni profonde, quella per l’inglese e per il tennis, entrambe trasmesse dal padre, che le aprono porte inaspettate: «Papà era uno dei fondatori del Tennis Club Cagliari. Per lui, in famiglia, parlare inglese e giocare a tennis era un obbligo. Nel 1981, anno della mia laurea, lavoravo all’organizzazione degli internazionali d’Italia. Lì conobbi Carol Chaplin, che stava lasciando Wimbledon. Mi propose di sostituirla. E così cominciò anche quell’avventura. La mia generazione è cresciuta col mito di Adriano Panatta. Ricordo quando nel 1980 mi chiamarono a fare l’interprete per lui: si giocava Italia-Uruguay e gli avversari parlavano solo spagnolo». Un incarico all’ufficio stampa del più prestigioso torneo del mondo, quando ancora si facevano le telecronache al telefono. Oggi, dopo una vita trascorsa tra racchette e campi da gioco, Luisanna Fodde continua a seguire con passione il mondo del tennis: “Oggi ci sono tanti soldi e tanta pressione: chi arriva a quei livelli ha attorno una macchina gigantesca, non sempre facile da gestire” racconta, riferendosi alla crescita esponenziale dei grandi tornei come Wimbledon, dove lavora dagli anni Ottanta: “All’epoca eravamo in quattro a gestire l’ufficio stampa, oggi siamo quaranta.” Anche Cagliari oggi guarda al tennis con occhi nuovi: un movimento in crescita, alimentato da strutture moderne, maestri preparati e tanti giovani. «La differenza più grande rispetto ai miei tempi – racconta Luisanna Fodde – è che oggi i ragazzi sognano in grande. E per fortuna ci sono strutture e maestri all’altezza».

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