Tra memoria, paesaggio e identità – Un caffè a Radio X con l’architetto Pietro Carlo Pellegrini: “La Sardegna ti entra dentro con il vento, la luce, i profumi”

«L’architettura deve ascoltare: il paesaggio ti suggerisce come fare»

L’architetto lucchese Pietro Carlo Pellegrini, autore del memoriale dedicato a Giuseppe Garibaldi a Caprera, è l’ospite di questa puntata di “Un caffè a Radio X”: intervistato da Ilene Steingut, Pellegrini ha raccontato l’esperienza del suo primo progetto in Sardegna e il profondo legame sviluppato con l’isola nel corso del tempo.

Per Pellegrini, l’architettura deve essere prima di tutto ascolto. E nell’isola ha ascoltato i silenzi, la luce, il vento, i materiali, fino a farsi guidare da essi nella progettazione: «Caprera ha un granito rosato, diverso da quello bianco della Gallura, ma sempre forte e robusto. Nel forte si trovano ancora resti in ferro arrugginito, sostegni dei cannoni, pavimenti in granito: tutto progettato con una cura straordinaria. Ogni elemento, anche nei luoghi militari, era trattato come un’opera d’arte». Persino il vento ha avuto un ruolo nella creazione del memoriale: «Ho realizzato una scritta “Memoriale Giuseppe Garibaldi” in ferro corten che il vento muove leggermente, creando un sibilo. Il vento partecipa al racconto, diventa complice dell’opera».

«Lavorare in Sardegna, a Caprera, per realizzare il memoriale di Garibaldi, ha significato entrare in dialogo con una terra che ti cattura per il paesaggio, per l’architettura antica, ma soprattutto per l’identità forte e viva delle persone. Garibaldi non era solo un eroe, era anche un agricoltore, studiava come lavorare quel territorio rude ma prolifico. Visitando il memoriale c’è un filo che ti collega all’identità della Sardegna, l’unica regione d’Italia che secondo me ha davvero una sua identità forte, sia per la popolazione, sia per l’orgoglio di essere sardi».

Quello dell’isola, per Pellegrini, è un paesaggio che non è solo visivo, ma anche olfattivo, sonoro, tattile. «La Sardegna è una terra che ti fa sentire tutti i sensi, con i suoi profumi di mirto e lentischio, con queste curve morbide che avvolgono il territorio. Un minimalismo paesaggistico straordinario».

Il viaggio dell’architetto in Sardegna non si è limitato all’arcipelago della Maddalena: Pellegrini ha attraversato l’isola dal nord al sud, da Alghero a Bosa, da Piscinas a Carloforte, passando per Cagliari: «Una città straordinaria, dove chi arriva si chiede: “perché non vivo qui?”». Una città viva, piena di luce, di architettura, di vitalità: «Stamattina ero al Poetto: esci e trovi gente che si muove, che ha voglia di affrontare la giornata. Con questo mare davanti. È un posto magico».

Durante l’intervista, spazio anche a un ragionamento sull’identità e sul turismo sostenibile, temi che riguardano tanto la Sardegna quanto città d’arte come quella di Lucca: «Ciò che viene progettato per il turismo dovrebbe attraversare valori che non sono solo economici. Altrimenti si finisce per produrre omologazione, e l’identità si perde. Ogni luogo deve mantenere la propria riconoscibilità. L’artigianato, per esempio, non è solo tradizione: è anche un’occasione di futuro per i giovani. L’omologazione ci toglie il sogno. Forse è il momento di tirare una linea e ripensare. Capire che qualcosa non ha funzionato è già un inizio».

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