Geopolitica globale e territori occupati: il dialogo tra Matteo Meloni, Aide Esu e Emanuela Pala
Un confronto serrato tra ONU, occupazioni militari e crisi del diritto internazionale ha animato uno degli incontri più densi della seconda edizione del Festival Incipit. Al centro del dialogo, i libri “Geopolitica delle Nazioni Unite. ONU 80 anni di storia” di Matteo Meloni e “Violare gli spazi. Militarizzazione in tempo di pace e resistenza locale” di Aide Esu, con la partecipazione della giornalista Emanuela Pala, inviata di Piazzapulita e recentemente a bordo della Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza.
Un dialogo pensato per tenere insieme piani diversi ma strettamente connessi, dalle grandi relazioni internazionali, passando per i diritti umani, e per la militarizzazione dei territori, attraverso un percorso che prende le mosse dalla crisi profonda dell’ONU, al centro del libro di Matteo Meloni: un’organizzazione che dovrebbe “tenere le fila di questa grande comunità” ma che oggi appare paralizzata dai rapporti di forza tra le potenze.
Aide Esu, che nel suo libro analizza la militarizzazione degli spazi partendo da una prospettiva globale per arrivare alle isole, Sardegna compresa, durante l’incontro ha ricostruito l’origine strategica di questa scelta, ricordando come negli anni Cinquanta l’idea del “Concept Island” portò gli Stati Uniti a considerare le isole come “una sorta di confine naturale, di controllo del territorio”. Un modello che ha prodotto conseguenze devastanti, come dimostra il caso dell’arcipelago di Chagos, “il luogo che ha visto la deportazione dell’intera popolazione per lasciare spazio all’insediamento delle basi militari americane”.
Inevitabile il parallelismo con la Palestina, così come il tema della resistenza, con un passaggio sulla storia di Pratobello, una mobilitazione non violenta che nel 1968 vide una comunità intera opporsi alla militarizzazione del proprio territorio attraverso la disobbedienza civile, le assemblee quotidiane e l’apprendimento collettivo della pratica politica.




Spazio anche all’esperienza diretta di Emanuela Pala, che ha vissuto in prima persona la navigazione della Global Sumud Flotilla, partita per forzare il blocco navale di Gaza. Pala ha chiarito l’obiettivo dell’operazione: “Non avevamo l’obiettivo di sfamare tutta Gaza, l’obiettivo era quello di aprire il corridoio umanitario”. Un’azione legittimata, ha spiegato, dal diritto internazionale umanitario, che consente il passaggio degli aiuti anche in presenza di un blocco navale. La giornalista ha raccontato l’attacco subito in acque internazionali: “Solo dalla mia barca ho avuto 18 esplosioni”, ha detto, descrivendo una notte di terrore a trenta miglia da Creta che ha portato alcune imbarcazioni a non poter più navigare e ha costretto la flottiglia a ripiegare in acque greche. Pala ha insistito anche sulla composizione della flottiglia, respingendo la narrazione distorta che ne è stata data: “Eravamo 44 delegazioni e una novantina di nazionalità. Persone comuni, , non attivisti professionisti: c’era l’insegnante svedese, l’impiegata dell’INPS di Ancona, la settantottenne ostetrica in pensione… erano persone comuni che hanno deciso di fare qualcosa”.
Ampio spazio è stato dedicato al tema dell’informazione e della presenza dei giornalisti nei contesti di guerra. Pala ha raccontato l’arresto al porto di Ashdod, circa 40 km a sud di Tel Aviv, e il trattamento riservato ai reporter: “Il fatto di essere una giornalista ha determinato un trattamento peggiore rispetto agli altri detenuti”. L’impossibilità per la stampa internazionale di entrare a Gaza, ha spiegato, contribuisce a rendere invisibili le violazioni e ad alimentare la propaganda.
A chiudere il cerchio una riflessione sulla crisi del diritto internazionale e sul funzionamento degli organismi sovranazionali: “È una crisi politica profondissima, una crisi del riconoscimento del diritto internazionale, aggravata dal potere di veto nel Consiglio di sicurezza e dal mancato rispetto dei trattati, inclusi quelli sulla non proliferazione e sull’uso di armi vietate.”
GUARDA L’INCONTRO SU YOUTUBE
ASCOLTA IL PODCAST

