Da Catanzaro a Cagliari, passando per il Piemonte e per gli stadi di mezza Italia. Oggi, però, Paolo Faragò non rincorre più un pallone ma una visione: quella di costruire qualcosa di solido e duraturo nella terra che ha scelto come casa. L’ex calciatore del Cagliari è stato ospite di Giuseppe Murru a Un caffè a Radio X, dove ha raccontato la sua seconda vita tra le colline del Parteolla, con le sue Tenute Faragò, dedicate alla produzione di vino.
“Non volevo restare nel mondo del calcio, per tanti motivi – ha spiegato –. Il calcio ti rende nomade, e io invece avevo deciso di mettere radici, di immaginare la mia famiglia qui, in Sardegna.” Una scelta maturata insieme alla moglie, che durante gli anni di specializzazione in medicina a Cagliari ha condiviso con lui il desiderio di restare: “Ci siamo guardati un giorno e abbiamo detto: ‘Mi sa che stiamo bene in Sardegna. E abbiamo comprato casa.”
La passione per il vino nasce quasi in parallelo al desiderio di stabilità: “Ho iniziato nel 2021, mentre ancora giocavo. All’inizio non sapevo nulla, mi sono affidato a professionisti e ho imparato un po’ alla volta.” Oggi produce circa 18 mila bottiglie, tra rossi, bianchi e rosati, ma non punta alla quantità: “Il mio obiettivo è fare meno bottiglie possibili, ma di qualità. Non mi interessa prendere mercati, voglio offrire un’esperienza speciale.” I suoi vigneti si trovano nel cuore del Parteolla, tra Serdiana e Soleminis: “Ho scelto quest’area perché volevo che il terreno fosse vicino a Cagliari, ma anche in un luogo con una tradizione agricola autentica.” L’ex calciatore oggi parla come un viticoltore consapevole, attento alla sostenibilità e alla biodiversità: “Le monocolture impoveriscono i suoli. Qui invece c’è equilibrio, ed è questo che rende possibile fare un vino vero.” Il suo progetto però non si ferma solo alla produzione di vini: “Sto lavorando per creare un’esperienza completa: ho piantato ulivi, melograni, pistacchi, un orto e perfino le arnie per le api. Stiamo pensando anche a uno spazio per tenere degli animali. Voglio che sia un luogo dove una famiglia possa venire e vivere la campagna, non solo degustare il vino.”
Dopo anni di viaggi e di spogliatoi, la terra sembra avergli restituito qualcosa che mancava: il tempo. “Il vino si fa in vigna, con pazienza e presenza,” racconta. “È un lavoro duro, ma dà un senso diverso alle giornate.”
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