
«Raggiungere il quorum e far vincere il sì significa cancellare per milioni di persone condizioni di precarietà e instabilità»: così Simona Fanzecco, segretaria generale della CGIL di Cagliari, intervistata da Martina Benoni, ha presentato i contenuti del referendum abrogativo in uno speciale dedicato al voto che si svolgerà in tutta Italia l’8 e il 9 giugno.
Cinque i quesiti su cui i cittadini potranno esprimersi, quattro riguardanti il lavoro – licenziamenti, risarcimenti, contratti a termine e appalti – e uno sulla cittadinanza: «Il referendum è uno strumento di partecipazione democratica, ma perché sia valido è necessario raggiungere il quorum, ecco perché è fondamentale ritirare tutte le schede anche se si decide di lasciarle bianche».
Il primo quesito riguarda il ripristino dell’articolo 18 per i licenziamenti illegittimi nelle aziende con più di 15 dipendenti: «Con il Jobs Act è stata introdotta una discriminazione tra lavoratori con tutele e altri senza. Votare sì significa tornare a una condizione in cui chi viene licenziato senza motivo può essere reintegrato, evitando che il risarcimento diventi solo un costo da mettere a bilancio». Il secondo quesito si concentra invece sulle tutele per chi lavora in aziende con meno di 16 dipendenti, per le quali oggi è previsto un massimo di sei mensilità di risarcimento in caso di licenziamento ingiustificato: «È una norma ingiusta, perché non tiene conto delle condizioni soggettive del lavoratore né della reale disponibilità economica delle aziende, che in alcuni casi sono tutt’altro che piccole».
Sul tema dei contratti a termine, la proposta referendaria vuole reintrodurre l’obbligo delle causali: «Oggi si può assumere a tempo determinato per 12 mesi senza motivazione. Questo ha creato una precarietà diffusa, soprattutto tra i giovani, che non riescono a costruirsi un futuro stabile né a progettare la propria vita».





Il quarto quesito legato al lavoro affronta infine il tema della sicurezza negli appalti: «Nei cantieri, come quello di Esselunga in Toscana dove ci sono stati morti, si lavora spesso senza garanzie e in condizioni opache, con subappalti a cascata. La responsabilità deve tornare in capo all’azienda committente, che deve vigilare sulle condizioni di sicurezza dei lavoratori».
Cinque schede, cinque scelte, ma un’unica direzione secondo Fanzecco: «Questo referendum rappresenta la possibilità di rimettere al centro il lavoro dignitoso e i diritti. Non partecipare significa lasciare che altri decidano al posto nostro».
Infine, il quinto quesito riguarda il diritto alla cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia da genitori stranieri: «Si tratta di un segnale di civiltà. Oggi ci sono ragazzi e ragazze che studiano, vivono, lavorano qui e si sentono italiani, ma non lo sono per legge. È giusto riconoscere loro questo diritto».
Si vota domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Per votare, occorrono un documento d’identità valido e la tessera elettorale.
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