Un caffè a Radio X con Stefano Carta Vasconcellos: «Il design è cultura del progetto. L’Ai non sostituirà gli umani»

«Cerco di definirmi il meno possibile. Quando ci definiamo, poi dobbiamo rispettare una serie di aspettative». Stefano Carta Vasconcellos, designer italo-brasiliano, cresciuto a Posada e ora vice direttore accademico del gruppo IED, è l’ospite di Ilene Steingut in questa puntata di Un caffè a Radio X per una riflessione ampia, che dalla Sardegna porta fino alle grandi sfide globali dell’educazione e della tecnologia.

Quella di Stefano è un’identità sfaccettata e in continuo movimento, come il suo percorso: prima una laurea in economia aziendale a Olbia, poi finalmente il design, passione coltivata fin da bambino attraverso schizzi di automobili e mobili disegnati ai margini degli appunti universitari: «Lo IED non esisteva ancora in Sardegna quando ho iniziato. Poi, per caso, ho scoperto che aveva aperto a Cagliari. Sono andato ad accompagnare una persona per un corso breve e il giorno dopo mi sono iscritto al triennio di design del prodotto». Da quel momento la carriera di Stefano decolla: fonda il proprio studio di progettazione, collabora con altri creativi e si dedica all’educazione al design, fino a ricoprire un ruolo dirigenziale nell’Istituto Europeo di Design.

I designer del futuro: «Una delle sfide principali oggi, è formare oggi i designer che saranno attivi tra dieci o vent’anni. Quando abbiamo progettato i nuovi bienni specialistici, non siamo partiti dai corsi, ma da un manifesto: Design for Commons. Il punto centrale è il bene comune: inclusività, accessibilità, circolarità. Temi che oggi non possono più essere ignorati».

Progettare significa soprattutto risolvere problemi, ed è questa forma mentis che va trasmessa. E nell’epoca dell’intelligenza artificiale, il ruolo dell’essere umano resta centrale: «Credo che l’essere umano sarà ancora imprescindibile. L’AI è uno strumento che affianca, non sostituisce il progettista. Insegno ai miei studenti a usarla in modo critico, come risorsa per la ricerca, ma sempre mantenendo il controllo». E sull’emergere di nuove professionalità, come il “prompt designer”, commenta: «Sì, sarà un nuovo campo del design. E anche lì serviranno progettisti consapevoli, con una visione ampia e strumenti culturali solidi. Il design è cultura del progetto. E il progetto è sempre, inevitabilmente, umano».

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