Rollins, Coltrane, Gordon, Gray, Griffin, Hawkins, Webster, Mobley: la sfida tra solisti era una pratica corrente nelle prove e nelle riunioni “after hours” e nelle “jam sessions” tra i musicisti di una stessa big band e anche della stessa città ed ovviamente nella New York degli anni d’oro del jazz.
Una idea del clima di quelle epiche serate, in cui si gareggiava in creatività e in virtuosismo strumentale, è riportata in quelle che sono chiamate “blowin’ sessions”, ovvero delle sedute di registrazione non programmate precisamente, spesso convocate all’ultimo minuto con gruppi non fissi riuniti all’occasione magari per riempire una giornata vuota o con impegni saltati per qualche motivo.
È il caso della più proverbiale di tutte, quella che intitola appunto il disco “A Blowin’ Session”, che nel 1957 raduna il titolare della seduta, il velocissimo sax tenore Johnny Griffin, con gli altri due tenoristi John Coltrane e Hank Mobley e il trombettista Lee Morgan per una serie di brani tra cui spicca l’iniziale “The Way You Look Tonight” presa a un tempo velocissimo, grazie anche ad Art Blakey alla batteria, Paul Chambers al basso e Wynton Kelly al piano.
Uno dei primi esempi di grande successo in questo specifico genere fu dieci anni prima la spettacolare “The Chase”, che nel 1947 vide incrociare le armi i tue giovani sax tenore allora più seguiti, i californiani Dexter Gordon e Wardell Gray, losangeleno di adozione. I due si alternano in colloquio fluente e pieno di reciproco rispetto.
“Tenor Madness” è diventato in seguito quasi una sigla, un brano sempre presente o citato nelle generose esibizioni di Sonny Rollins, ma la prima volta che questo blues è stato suonato è nella occasione che vi presentiamo, con Sonny Rollins che nella primavera del 1956 si unisce al gruppo che allora era quello di Miles Davis, con Red Garland al piano, Paul Chambers al basso e Philly Joe Jones alla batteria e con John Coltrane per dialogare con l’altro sax tenore.
La registrazione ebbe molto successo, e sette anni dopo l’ancora giovane ma già affermatissimo Sonny Rollins colse l’occasione per replicare l’esperimento in compagnia di quello che era stato il suo iniziale punto di riferimento, il grandissimo Coleman Hawkins, quasi il fondatore della tradizione del sax tenore jazz, allora già sessantenne, per un intero disco di duetti col sax in compagnia del pianista d’avanguardia Paul Bley. Un incontro pienamente riuscito e splendidamente rappresentato dalla fantastica “Lover Man”.
Ancora un brano con Coleman Hawkins, che ospita, con il trombettista Roy Eldrige e il trio di Oscar Peterson, il collega Ben Webster, altro colosso del sax tenore e già colonna della orchestra di Duke Ellington nei cruciali anni ’40, nella deliziosa “Maria”, con cui chiudiamo la playlist.
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