Art Farmer è stato uno di quei grandi jazzman che, senza essere mai stato propriamente all’avanguardia e senza porsi alla guida di qualche svolta stilistica, ha dato un contributo importante al jazz in uno dei migliori modi possibili, suonando benissimo la tromba e il flicorno -un strumento molto simile e che si suona quasi allo stesso modo, ma dal suono più morbido, meno metallico e squillante-, e suonando e anche componendo sempre con uno stile personale e riconoscibile, al massimo livello.
Il suo suono sia alla tromba che al flicorno ha quel tono soft che lo fa accomunare a Chet Baker, a Clark Terry -uno dei suoi ispiratori assieme a Fred Webster- e per certi versi a Miles Davis, e che ha un riscontro nello stile di star contemporanee come Tom Harrell o Ambrose Akinamusire.
La nostra playlist inizia con “Mox Nix”, una sua composizione nella versione dello storico JAZZTET, il gruppo promosso da lui e Benny Golson, sassofonista e arrangiatore, colonna dell’hard bop. “Petite Belle” è un tema popolare antillano, riarrangiato in chiave “bossa” nel quartetto con Steve Swallow al basso, Steve Kuhn al piano e Pete La Roca alla batteria, tratto da quella gemma assoluta che è “Sing me softly of the blues”.
Torniamo al Jazztet nelle sue diverse formazione con “I remember Clifford”, la intensa ballad di Golson dedicata al grande Clifford Brown, e con lo swingantissimo e quasi ballabile “Tonk”.
“My funny Valentine”, una ballad delle più classiche affrontata in duo con il grandissimo pianista californiano Hampton Hawes, è uno standard frequentatissimo da tutti i jazzisti, Art Farmer ne offere una sua impeccabile e intensa versione.
Anche Farmer come molti altri grandi solisti, ha avuto un suo incontro con le big band, in cui pure si era formato, la sua “April in Paris” è l’esempio di un arrangiamento, del solito Benny Golson, posto al servizio delle capacità espressive e melodiche di un grande solista. “People” era allora il successo del giorno per la giovane e bravissima Barbra Streisand, e Farmer e i suoi amici rendono un appropriato omaggio alla bella canzone. “The Day After” è frutto di una session notturna nella Roma dei tardi anni ’60, un brando di grande suggestione, dall’atmosfera notturna.
“The surrey with the fringe on top” è un classico del musical -di “Oklahoma!”– tradotto tantissime volte nel linguaggio jazzistico da artisti coma Ahmad Jamal, Miles Davis, Wes Montgomery e tanti altri. Lo ascoltiamo un inedito live del 1998 con un Art Farmer settantenne -e un anno prima della scomparsa- ma ancora perfettamente in grado di suonare magnificamente.
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