La gioventù interrotta, l’arresto, le torture, i colpevoli silenzi, i pregiudizi, ma anche l’irriducibile cocciuta speranza in un restituzione finale della propria umile e alta identità: “A diciotto anni Giuseppe Gulotta, giovane muratore con una vita come tante, viene arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad “Alkamar”, una piccola caserma in provincia di Trapani. Un delitto che nasconde un mistero indicibile, tra servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga, per cui serve un capro espiatorio, uno qualsiasi.”
Parliamo di teatro ma non solo con Salvatore Arena e Massimo Barilla, questi giorni in scena a Cagliari al Teatro Intrepidi Monelli di Viale Sant’avendrace 100 con “Come un granello di sabbia” testo scritto per raccontare una tema non infrequente nel nostro paese, quello degli errori giudiziari, attraverso la tragica storia di Giuseppe Gulotta, dei suoi 22 anni in carcere da innocente e dei suoi 36 anni di lotta fino al processo di revisione (il decimo, di una lunga serie), ostinatamente cercato e ottenuto grazie a un ex brigadiere consumato dal rimorso, che decenni dopo rivelò che le confessioni erano state estorte con la tortura, dall’elettroshock all’annegamento simulato e dopo una lunga serie di pestaggi.
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