
Oltre 12000 concessioni balneari in Italia, di cui 573 nell’isola, per un totale di circa 110 milioni di euro all’anno di canoni dovuti allo Stato a fronte di un giro d’affari stimato in oltre 15 miliardi: è un giro d’affari importante quello su cui è recentemente intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato, stabilendo che le concessioni dovranno essere riassegnate entro massimo due anni, poiché la proroga italiana al 2033 è contraria al diritto europeo. Le concessioni in essere infatti non sarebbero più valide già oggi, ma “al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni, nonché di tener conto dei tempi tecnici perché le amministrazioni predispongano le procedure di gara richieste e nell’auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia in conformità ai principi di derivazione europea”, così si legge nella sentenza, l’efficacia delle attuali concessioni sarà mantenuta fino al 31 dicembre 2023.
L’avvocato Giovanni Dore è intervenuto ai microfoni di Extralive per fare chiarezza sulla situazione normativa che regola le concessioni dei servizi in Italia e in Sardegna: «Abbiamo una legge europea del 2006 che stabiliva la liberalizzazione dei servizi, dando agli stati membri sino al 2008 per mettersi in regola: alcuni l’hanno fatto in tempo, altri meno. L’Italia, in maniera “furbesca” è riuscita in maniera rocambolesca a fare una serie di proroghe che sembrano tratte da un film di Vanzina. […] Gli operatori balneari hanno tirato su una lobby molto forte che è riuscita a coinvolgere tutti i partiti politici.» Un settore in cui era necessario intervenire per garantire la concorrenza: «Pensate alla città di Cagliari, che conta circa 12 baretti sulla spiaggia e 2-3 stabilimenti “civili”. I tanti operatori del settore ristorazione che oggi si trovano a vivere una fortissima concorrenza nel centro cittadino non possono in alcun modo accedere a questa zona privilegiata di chioschi e stabilimenti che sono stati assegnati ormai da lungo tempo, e che possono però essere ceduti in subconcessione. Di fatto all’interno delle nostre spiagge oggi nessuno può entrare se non pagando profumatamente una subconcessione o sperando che si liberi qualcosa…»
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